Il 6 novembre 2025 oltre sessanta delegazioni sindacali provenienti da tutto il mondo hanno approvato a Lisbona una risoluzione che impegna i lavoratori portuali a una strategia comune contro l’espansione dell’automazione che elimina occupazione e riduce la contrattazione. Si chiama Global Maritime Alliance e segna un passaggio centrale nel confronto internazionale sulle trasformazioni tecnologiche dei porti.
L’approvazione è avvenuta nell’ambito della conferenza “People over profits”, organizzata da International Longshoremen’s Association (Teamsters) e International Dockworkers Council, come punto di arrivo di un percorso iniziato a settembre 2025 con l’annuncio di un’iniziativa internazionale dedicata alla difesa dell’occupazione portuale. A Lisbona erano presenti circa mille rappresentanti sindacali, studiosi ed esperti del settore marittimo. La firma della Lisbon Summit Resolution ha sancito la nascita di un’alleanza che si propone come struttura stabile di coordinamento tra organizzazioni portuali di Stati Uniti, Canada, Europa, America Latina, Africa, Asia e Oceania. Tra le realtà italiane ci sono Unione Sindacale di Base, Calp Genova e il Coordinamento Lavoratori Portuali di Trieste.
Al centro della risoluzione c’è il rifiuto delle tecnologie che sostituiscono lavoro umano e comunità portuali, la tutela della contrattazione collettiva come strumento per regolare ogni innovazione e la richiesta che gli investimenti tecnologici integrino le competenze dei lavoratori. Il testo approvato a Lisbona afferma che l’automazione non produce miglioramenti strutturali, evidenziando carenze tecniche, dipendenza continua da interventi manuali e rischi organizzativi per i terminal. Durante la conferenza sono stati illustrati studi che, secondo gli organizzatori, mostrano prestazioni più affidabili nei terminal tradizionali rispetto ai sistemi completamente automatizzati.
La strategia operativa dell’alleanza ruota attorno agli scioperi coordinati a livello internazionale. Il presidente dell’Ila, Harold Daggett, ha indicato che nel caso in cui una compagnia introduca automazione distruttiva in un porto aderente, tutti i lavoratori dell’alleanza impiegheranno azioni di fermo simultanee per tre o quattro settimane. L’obiettivo non è bloccare l’intero sistema portuale globale, ma esercitare pressioni mirate sulle società che promuovono innovazioni non negoziate. Questo approccio riprende lo schema adottato dall’Ila negli Stati Uniti nell’ottobre 2024, quando uno sciopero di tre giorni in trentasei porti portò a un contratto di sei anni con clausole vincolanti contro l’automazione.
La Global Maritime Alliance prevede un sistema di consultazioni regolari, allerta rapida per segnalare tentativi d’introduzione di nuove tecnologie senza confronto sindacale, sostegno finanziario durante gli scioperi e campagne pubbliche sui rischi connessi alla riduzione dell’occupazione. Il coinvolgimento di accademici e specialisti ha lo scopo di produrre analisi economiche, operative e sociali sull’impatto dell’automazione nelle catene logistiche. Un’attenzione particolare riguarda gli effetti sulle comunità costiere che dipendono dai porti per una quota significativa del reddito locale.
Il contesto in cui nasce l’alleanza è segnato da progetti di automazione integrale, sistemi di gestione dei varchi non negoziati e investimenti tecnologici che, secondo i sindacati, vengono introdotti senza consultare i lavoratori. Il caso del porto di Mobile, in Alabama, dove l’Ila ha accusato Apm Terminals di aver installato cancelli automatizzati senza confronto, è indicato dagli organizzatori come esempio della necessità di una risposta internazionale e coordinata. Il rischio per i lavoratori è la riduzione delle attività operative, la perdita di competenze maturate in più generazioni e il ridimensionamento dell’economia portuale locale.
Durante la conferenza di Lisbona è stato più volte ribadito che la modernizzazione dei porti è compatibile con l’occupazione e con una logistica efficiente, a condizione che gli investimenti siano orientati verso modelli sostenibili e capaci di valorizzare l’esperienza dei lavoratori. Il principio guida dell’alleanza è che la tecnologia debba essere introdotta come supporto e non come sostituzione. Daggett ha indicato la necessità di unità internazionale per resistere alla pressione delle compagnie multinazionali, mentre il coordinatore del lavoro dell’Idc, Jordi Aragunde, ha sostenuto che la dimensione globale delle imprese richiede una risposta di pari ampiezza da parte dei lavoratori. Secondo le organizzazioni partecipanti, altri sindacati stanno valutando l’ingresso nella Global Maritime Alliance, che punta quindi a un ampliamento della rete nelle prossime fasi.


































































