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  • Cronotachigrafo smart 2 non è obbligatorio per extraUE

    Cronotachigrafo smart 2 non è obbligatorio per extraUE

    La direzione DG Move della Commissione Europea ha risposto a un quesito dell’associazione rumena degli autotrasportatori Untrr sull’obbligo di aggiornare il cronotachigrafo digitale smart alla seconda generazione nel caso di autotrasporti da e per Paesi extracomunitari. La risposta è negativa, anche se l’ultima parola spetta alla Corte di Giustizia Europea.

    Renzi accontenta più Grimaldi nel cabotaggio

    Aggiornamento: il testo uscito dal CdM è cambiato rispetto alla versione descritta in questo articolo. Nella battaglia navale fra i gruppi armatoriali Grimaldi e Onorato Armatori che da mesi va in scena sul ring delle rotte marittime fra Italia continentale e Sardegna si profila un risultato di pareggio che però accontenta più il presidente di Confitarma. Nelle comunicazioni del Governo Renzi a seguito dello storico (per l'economia marittima e portuale italiana) Consiglio dei Ministri del 28 luglio, si apprende infatti che fra gli argomenti all'ordine del giorno c'era anche il riordino delle disposizioni in materia di incentivi fiscali, previdenziali e contributivi per le imprese marittime.
    Tradotto in termini più semplici: è stato portato (e approvato) in Consiglio dei Ministri per un esame preliminare il decreto legislativo contenente le modifiche al Registro Internazionale delle navi voluto da Vincenzo Onorato e da Fedarlinea attraverso gli emendamenti presentati dal senatore lombardo Roberto Cociancich. A quanto si apprende finora (il testo definitivo licenziato dal Consiglio dei Ministri sarà disponibile solo fra alcuni giorni) quasi tutto è andato come previsto e quindi i privilegi del Registro Internazionale saranno riservati solo ai traghetti merci (per la precisione alle navi ro-ro e ro-pax) battenti bandiera italiana e impiegati sulle rotte di cabotaggio fra porti nazionali.
    L'articolo 4 del decreto legislativo (che lo ricordiamo potrebbe avere subito modifiche anche significative), oltre a escludere la possibilità di fare accordi di flotta specifici tra sindacati e compagnie di navigazione che deroghino a quanto previsto dalla norma, limita però l'obbligo di imbarco di marittimi italiani o europei alle tabelle minime di armamento e non al 100% dei marittimi come richiedeva invece Onorato. Scritta così, dunque, questa norma finirebbe per favorire ancora di più Grimaldi perché in realtà le tabelle d'esercizio delle navi traghetto prevedono un numero di marittimi quasi doppio rispetto ai minimi di sicurezza stabiliti e ipoteticamente, dunque, la differenza a questo punto potrebbe essere per intero rappresentata da marittimi extracomunitari. Una possibilità che avrebbe centrato l'obiettivo di introdurre regole uniformi per tutti (Grimaldi, Tirrenia, Moby, Grandi Navi Veloci, ecc.), ma che andrebbe a danno dei marittimi italiani e comunitari.
    Non è tutto perché sarà possibile anche un'altra alternativa: le rotte di cabotaggio internazionale potranno essere servite anche con navi battenti bandiera comunitaria (ad esempio maltese o inglese) continuando a beneficiare del regime fiscale forfettario della Tonnage Tax (a condizione di avere una stabile organizzazione aziendale in Italia). In questo caso i mancati benefici del Registro Internazionale vengono parzialmente compensati dalla possibilità di imbarcare un numero maggiore di marittimi extracomunitari. Questa seconda alternativa è resa possibile da un'altra modifica alle legge che ha istituito il Registro Internazionale inserita sempre nello stesso Decreto Legislativo esaminato ieri dal Governo Renzi e che estende il regime italiano della Tonnage Tax anche alle altre bandiere comunitarie.
    Al di là delle valutazioni che riguardano le rotte di cabotaggio nazionale, l'apertura alle altre bandiere comunitarie del regime di Tonnage Tax nostrano rischierà inveece di provocare un'emorragia di navi impegnate su rotte oceaniche dalla bandiera italiana, perché le società armatoriali con stabile organizzazione in Italia potranno continuare a beneficiare del regime fiscale forfettario pur iscrivendo le proprie navi in altri Paesi comunitari (come Malta, Cipro o Regno Unito ad esempio) dove i costi della macchina amministrative e della burocrazia sono notevolmente inferiori. Secondo alcune stime iscrivere una nave sotto bandiera maltese può arrivare a costare 100 mila euro in meno ogni anno rispetto all'opzione di scegliere quella italiana.
    Se questo sarà effettivamente l'orientamento finale del Governo in materia di politica marittima lo si saprà fra pochi giorni, quando il testo del decreto legislativo appena approvato dal Consiglio dei Ministri dovrebbe essere pubblicato dal Governo. Dopo questo passaggio l'iter prevede ora che il testo passi alle competenti commissioni parlamentari prima di tornare poi alla definitiva approvazione del Consiglio dei Ministri.

    Nicola Capuzzo

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