Secondo un rapporto finanziato dalla Commissione Europea e pubblicato da Traffic - un’associazione internazionale non governativa a tutela della conservazione di natura e biodiversità - l’Unione Europea rappresenta uno hub focale nel traffico illegale di flora e fauna selvatica. Secondo stime ufficiali, il contrabbando di specie protette è un business da oltre 23 miliardi di dollari l’anno e i dati pubblicati nello studio sottolineano l'urgente necessità di rafforzare l'applicazione delle norme, sensibilizzare l'opinione pubblica e rafforzare la collaborazione internazionale per contrastare un fenomeno che devasta gli ecosistemi e alimenta la criminalità organizzata.
Lo studio ha preso in considerazione i dati relativi al 2023, anno in cui in tutta l’Unione sono stati registrati quasi 5.200 sequestri legati al traffico di flora e fauna vietate, per un totale di quasi quattro tonnellate di legname, corpi animali per oltre 500 kg, 7 tonnellate di invertebrati, 3.800 kg di anguille europee, 4 tonnellate di medicinali derivanti da erbe proibite e più di diecimila uccelli vivi. I casi presi in esame sono avvenuti alle frontiere esterne come aeroporti, centri postali, porti marittimi, confini terrestri ma anche in locali commerciali come negozi, mercati, fiere, mostre o case d'asta. Il maggior numero di sequestri riguarda la Spagna, che supera il 13% del totale e che, insieme a Germania, Francia e Paesi Bassi copre i tre quarti delle confische totali.
I principali paesi che esportano verso l’UE sono Thailandia, Stati Uniti, India, Arabia Saudita, India ed Egitto e il maggior numero di spedizioni illegali, circa il 28%, entra in Europa attraverso il servizio postale, che per sua natura è utilizzato per piccole ma frequenti quantità di articoli vietati. I trasporti marittimi rappresentano solo il 5% delle spedizioni intercettate che però, viste le dimensioni dei container, sono risultate le più alte in termini di tonnellaggio. L’Europa è una delle regione portuali più dense al mondo, con oltre 1500 porti marittimi molti dei quali ai primi posti per volumi gestiti ma, nonostante questo, nel 2023 sono stati segnalati solo 242 sequestri di merce arrivata in Europa via mare.
Visto il numero di container più alto che transitano nell’Unione ogni giorno, appare evidente come l’emergenza sia tutt’altro che sotto controllo. Per questo motivo, lo scorso anno l'Imo International Maritime Organization ha elaborato una guida utile a tutti gli operatori del settore marittimo, fornendo uno strumento utile all’individuazione di spedizioni sospette. Il manuale include una lista di red flags, ovvero di campanelli d’allarme che indicano potenziali container con prodotti illegali da bloccare per ispezione.
In primo luogo, merci incompatibili con il Paese di provenienza o discrepanze tra peso e volume potrebbero nascondere un carico di articoli proibiti. Lo stesso dicasi per descrizioni merce imprecise, vaghe o superficiali, documenti poco leggibili o con numerose correzioni e errori di battitura. Altri segnali d’allarme sono rappresentati da cambi di destinazione dell’ultimo minuto, rotte non ideali o percorsi troppo lunghi per arrivare a destinazione ma anche fermi intermedi in piattaforme logistiche o in magazzini situati in zone franche.
La guida indica anche le principali tecniche utilizzate per nascondere articoli vietati all’interno dei container. Nella maggior parte dei casi, la merce viene caricata insieme ad altri prodotti simili e camuffata tra altri articoli legali. In alcuni casi sono stati trovati vani nascosti o merci nel doppio fondo dei container o addirittura all’interno delle pareti ma, in generale, la criminalità organizzata è sempre attiva nel tentare nuove soluzioni per evadere la legge. Per tenere il passo, sul sito web dell’International Maritime Organization è anche possibile accedere gratuitamente ad un portale E-Learning che un corso di formazione gratuito e sempre aggiornato sul contrabbando di flora e fauna selvatiche.
Marco Martinelli