A metà settembre 2025, la Guardia di Finanza di Trieste ha concluso un’indagine nei confronti di una società con sede a Palermo che lavorava in subappalto per un operatore della cantieristica navale triestina, sequestrando beni e disponibilità finanziarie per circa 500mila euro, ritenuti profitto di reati fallimentari e tributari. L’attività, coordinata dalla Procura della Repubblica di Palermo, ha interessato una società inserita in un gruppo con un volume d’affari superiore ai sei milioni di euro, già sottoposta a liquidazione giudiziale per insolvenza.
Secondo gli inquirenti, l’amministratore unico avrebbe sistematicamente attuato l’impoverimento del patrimonio aziendale a danno dei creditori, tra cui l’amministrazione finanziaria e i dipendenti impiegati in trasferta da altre regioni. Gli accertamenti hanno rivelato che per diversi anni i bilanci erano stati falsificati per nascondere la situazione di dissesto e consentire ulteriori distrazioni patrimoniali. Le somme sottratte sarebbero state trasferite su conti correnti personali o familiari e spese per fini estranei all’attività d’impresa, tra cui viaggi, gioielli, orologi di lusso e soggiorni in resort.
Questa gestione ha accumulato un passivo superiore a otto milioni di euro, che ha portato all’apertura della liquidazione giudiziale. L’imprenditore è stato denunciato per bancarotta fraudolenta patrimoniale e per sottrazione fraudolenta al pagamento delle imposte. Gli inquirenti non hanno fornito il nome della società e dell’indagato.































































