L’ex interporto di Battipaglia inizia la trasformazione in piattaforma logistica del freddo con l’avvio della procedura per assegnare i lotti dell’impianto avviata dal Consorzio Asi. L’iniziativa vuole trasformare un'area inutilizzata in un moderno polo agroindustriale dedicato alla conservazione e trasformazione dei prodotti alimentari della Piana del Sele. Il progetto, sostenuto dalla Regione Campania e promosso con il supporto di Confagricoltura, intende così rafforzare la competitività delle aziende locali nel settore della logistica e della catena del freddo.
L'assegnazione dei lotti avverrà attraverso una gara pubblica che prevede la vendita di terreni a soggetti economici in possesso dei requisiti tecnici e finanziari richiesti. Il prezzo base d'asta è stato fissato a 44 euro al metro quadrato, con un rialzo minimo del 3% per le offerte. Complessivamente, l'operazione riguarda nove lotti di terreno con superfici comprese tra 5.535 e 40.450 metri quadrati, per un totale di oltre 100 mila metri quadrati. Il termine per la presentazione delle offerte è fissato per il 3 aprile 2025, con un incasso stimato dal Consorzio di almeno 4,5 milioni di euro.
Lo sviluppo della piattaforma del freddo prevede un investimento di 13 milioni di euro, finanziati attraverso fondi del Pnrr e della Zona Economica Speciale. Il progetto comprende infrastrutture di base, come i parcheggi, il potenziamento della rete fognaria e un miglioramento della viabilità. Il Consorzio Asi ha avviato interventi di ammodernamento nell'area industriale di Battipaglia, tra cui la creazione di una nuova area di sosta per veicoli industriali.
Il bando dovrebbe porre termine a uno dei progetti infrastrutturali più discussi e controversi della provincia di Salerno, caratterizzato da oltre vent'anni di promesse non mantenute, conflitti istituzionali e investimenti mai concretizzati. Nonostante l'area avesse caratteristiche ideali per una piattaforma logistica intermodale, una serie di ostacoli tecnici, economici e giuridici hanno impedito la realizzazione dell'opera.
L'idea dell'Interporto di Battipaglia nacque negli anni Novanta del secolo scorso, in un periodo di forte interesse per lo sviluppo di infrastrutture logistiche intermodali in Italia. Nel 1995 venne costituita la società Salerno Interporto, in conformità con le previsioni della Legge 240 per dell'intermodalità. Inizialmente, il progetto prevedeva la realizzazione dell'infrastruttura nell'area di Pontecagnano, tanto che nel 1997 un Decreto ministeriale dei Trasporti destinò 7,7 milioni di euro alla costruzione dell'interporto in questa località.
Però nel 1999, a seguito dell'incompatibilità ambientale evidenziata dal ministero dell'Ambiente durante la Valutazione d'Impatto Ambientale, la Giunta della Regione Campania decise di trasferire l'interporto di Salerno da Pontecagnano all'agglomerato industriale di Battipaglia, appartenente all'Area di Sviluppo Industriale di Salerno. Questa decisione avviò una lunga serie di problemi che hanno caratterizzato l'intero progetto negli anni a venire.
L'infrastruttura venne pianificata nella zona industriale di Battipaglia e avrebbe dovuto servire le imprese locali e le industrie dell'area Asi. Il complesso progettuale prevedeva la realizzazione di numerose strutture, inclusi sette edifici da adibire a magazzini con relativi uffici per corrieri, distributori e stoccaggio, oltre a un magazzino raccordato per il trasporto strada-rotaia. Erano inoltre previsti un edificio denominato Servizi all'Uomo con strutture ricettive, uffici, sportelli postali e bancari, bar e ristorante, due edifici storici da ristrutturare e destinare a uffici di gestione, officine meccaniche e un distributore di carburanti, oltre ad aree per viabilità, stoccaggio, parcheggio e verde.
L'interporto avrebbe dovuto occupare circa 44 ettari, una superficie però considerata "assolutamente inadeguata per una struttura intermodale". Questa limitazione rappresentava già di per sé un ostacolo significativo per l'infrastruttura, ma non è stato l'unico problema. Infatti, alle questioni tecniche si sono sommate difficoltà di natura giuridica ed economica. In particolare, un cambiamento normativo avvenuto nel 2011 ha avuto conseguenze sui costi del progetto: mentre prima si espropriava a prezzo di Legge, successivamente la Corte Costituzionale ha allineato i prezzi di esproprio a quelli di mercato, rendendo economicamente insostenibile l'intero progetto.
Un altro elemento critico è stato il ritiro del supporto da parte di due attori principali: Anas e Ferrovie dello Stato, che avrebbero dovuto impegnarsi con investimenti significativi. Secondo le due società, l'impianto non sarebbe stato economicamente sostenibile. Così per vent’anni la società Salerno Interporto non ha costruito nulla, nonostante lo stanziamento pubblico di 16 milioni di euro per il primo lotto e 23 per il secondo. Fondi mai effettivamente erogati per il mancato rispetto delle scadenze.
L'ultimo tentativo di salvare il progetto risale al 2011, quando la Provincia di Salerno nominò Fernando Zara come nuovo presidente della società. Zara tentò di spostare l'intervento interamente sul settore pubblico, dato che i soci privati avevano già deciso di non proseguire nella costruzione dell'interporto. Per evitare la perdita dei fondi disponibili dal Cipe, Zara presentò ricorso al Tar e successivamente al Consiglio di Stato, ma senza successo. La Regione Campania riuscì così a destinare i fondi per altre iniziative.




















































