Il costruttore cinese di batterie Catl ha confermato che il 2026 segnerà l’avvio dell’implementazione su larga scala delle batterie agli ioni di sodio. L’annuncio è stato dato il 28 dicembre 2025 a Ningde, nella provincia del Fujian, durante la Conferenza dei fornitori 2025, appuntamento annuale in cui Contemporary Amperex Technology Limited definisce le linee industriali e tecnologiche per i principali fornitori della filiera.
Nel corso dell’evento l’azienda ha illustrato una programmazione che prevede la coesistenza tra batterie al litio e al sodio, riassunta nel messaggio “Sodium and lithium stars shining together”. Secondo quanto comunicato dal Gruppo, le nuove celle al sodio saranno destinate in particolare ad autovetture di fascia economica e media, veicoli commerciali, sistemi di battery swap e applicazioni di stoccaggio di energia. Segmenti in cui il costo complessivo, la sicurezza e l’affidabilità operativa pesano quanto, se non più, della massima densità energetica.
Dal punto di vista tecnico, Catl ha indicato per le nuove batterie una densità energetica pari a 175 Wh/kg, valore che avvicina questa chimica alle attuali soluzioni litio-ferro-fosfato. Un altro elemento evidenziato riguarda il funzionamento in condizioni ambientali estreme, con un intervallo operativo dichiarato tra –40 °C e +70 °C. A –30 °C la capacità residua rimane superiore al 90% e la ricarica dal 30% all’80% può avvenire in circa trenta minuti. Le celle, inoltre, sono state presentate come le prime ad aver superato il nuovo standard nazionale cinese di sicurezza per le batterie di trazione GB 38031-2025, che entrerà in vigore a metà 2026.
L’annuncio si inserisce in un contesto più ampio di ridefinizione delle strategie sulle materie prime. Nonostante il calo dei prezzi del litio nel biennio 2024-2025, la Cina continua a spingere sulla diversificazione tecnologica per ridurre la dipendenza da risorse concentrate in poche aree geografiche. In questo quadro, il sodio rappresenta un’opzione complementare, soprattutto per applicazioni nell’industria e nella logistica.
Le batterie agli ioni di sodio funzionano in modo simile a quelle agli ioni di litio. Durante i cicli di carica e scarica, gli ioni si spostano tra catodo e anodo attraverso l’elettrolita, ma al posto del litio circola sodio. Dal punto di vista concettuale si tratta di sistemi “a sedia a dondolo”, in cui durante la carica gli ioni di sodio migrano dal catodo all’anodo mentre gli elettroni seguono un percorso esterno nel circuito, e durante la scarica il processo si inverte, trasformando l’energia chimica in energia elettrica.
La struttura delle celle è analoga a quella delle batterie al litio. Il catodo è basato su composti di sodio, come ossidi o fosfati stratificati, mentre l’anodo è generalmente carbonioso, in grado di accogliere ioni più grandi rispetto a quelli del litio. L’elettrolita è liquido, con un sale di sodio disciolto, e i collettori di corrente sono spesso in alluminio su entrambi i lati, scelta che contribuisce alla riduzione dei costi. Cambia quindi la chimica dei materiali, adattata a ioni più grandi e con una cinetica diversa, ma l’architettura industriale resta in larga parte compatibile con le linee produttive esistenti.
I principali vantaggi rispetto al litio emergono sul piano delle risorse, dei costi e della sicurezza. Il sodio è molto abbondante, con una presenza nella crosta terrestre stimata migliaia di volte superiore a quella del litio e con riserve distribuite in modo molto più uniforme tra i Paesi. Questa disponibilità, unita all’uso di materiali meno costosi come catodi privi di cobalto e collettori in alluminio anche sull’anodo, consente di ridurre il costo potenziale delle celle di circa il 30-50% rispetto alle batterie agli ioni di litio. È un elemento importante per applicazioni sensibili al prezzo, come i sistemi di accumulo stazionario e i veicoli elettrici a bassa o media autonomia, inclusi quelli per la distribuzione urbana e la logistica dell’ultimo chilometro.
Sul fronte della sicurezza, le batterie al sodio mostrano in generale un rischio inferiore di fuga termica e una maggiore stabilità alle alte temperature. Studi e test industriali indicano una migliore tolleranza a sovraccarichi, cortocircuiti e stress meccanici rispetto a molte soluzioni al litio convenzionali. Per impianti fissi, magazzini automatizzati o flotte che operano in ambienti complessi, questo aspetto può risultare determinante, anche a fronte di una minore compattezza.
Dal punto di vista operativo, le batterie agli ioni di sodio offrono buone correnti di carica e scarica e, in diversi casi, un comportamento a bassa temperatura migliore rispetto alle LiFePO₄. La capacità residua rimane elevata anche sotto i –20 °C, con un calo delle prestazioni più contenuto. Per reti elettriche, accumuli di supporto e applicazioni in climi freddi, questi fattori rappresentano un vantaggio concreto.
Accanto ai benefici, restano limiti strutturali. L’energia specifica delle batterie al sodio oggi disponibili si colloca tipicamente tra 100 e 160 Wh/kg, contro i 180-260 Wh/kg di molte soluzioni al litio, con una tensione di cella più bassa, intorno a 2-3 volt. Inoltre, la maturità industriale delle filiere al sodio è inferiore rispetto a quella del litio, che beneficia di standard consolidati e di un’esperienza produttiva pluridecennale. Le prestazioni sul lunghissimo periodo appaiono promettenti, ma sono ancora meno documentate su archi temporali di dieci o più anni. In questo scenario, il sodio si colloca come tecnologia complementare.
Antonio Illariuzzi
































































