Gli autotrasportatori che hanno affidato all’associazione CamionPro il risarcimento sui pedaggi dei veicoli industriali (Maut) riceveranno presto i primi soldi. Lo ha annunciato all’inizio di settembre 2025 la stessa associazione, spiegando che dopo anni di contenziosi, l’ente pubblico Bundesamt für Logistik und Mobilität (Balm) ha effettuato un pagamento “a sei cifre”, che è già in fase di redistribuzione. Questo risarcimento nasce da un pronunciamento della Corte di Giustizia dell’Unione Europea (Causa C-321/19 del 28 ottobre 2020), secondo cui la Germania aveva incluso nei pedaggi costi non ammissibili, come quelli della Polizia Stradale, mentre per Legge europea si devono considerare solo le spese legate all’infrastruttura.
Camion-Pro segnalò già nel 2014 la possibile illegittimità del Maut, invitando i suoi membri a pagare sotto riserva. Nel 2023 l’associazione formalizzò al Balm le domande di rimborso, arrivando così a questo un primo risultato concreto. Ma la partita non è chiusa: un secondo filone del procedimento, anch’esso del valore di diverse centinaia di migliaia di euro, è ancora in esame e potrebbe arrivare a sentenza entro la fine del 2025.
Accanto ai rimborsi, resta ancora aperto un altro fronte: CamionPro denuncia la gestione del sistema di riscossione dei pedaggi da parte di Toll Collect, accusata di imporre costi amministrativi eccessivi, come le tariffe per il rilascio di duplicati delle ricevute. Nel febbraio 2024 l’associazione ha chiesto al Tribunale di Berlino un provvedimento d’urgenza per bloccare tali pratiche, ma la richiesta è stata respinta: secondo i giudici mancavano sia la rilevanza concorrenziale, sia l’urgenza necessaria per un provvedimento cautelare.
CamionPro ha reagito con un’azione ordinaria, avviata in primavera davanti all’Amtsgericht di Berlino. Tuttavia, nel novembre 2024 anche questa istanza è stata respinta. Una sentenza breve, che non ha accolto le principali argomentazioni dell’associazione e che ha negato il ricorso in appello. CamionPro lo ritiene un verdetto dettato più da orientamenti di principio che da una valutazione nel merito, mettendo in dubbio l’efficacia stessa delle tutele legali in materia.





























































