Il 10 settembre 2025 oltre sessanta veicoli industriali hanno attraversato Vienna per protestare contro l’aumento del pedaggio stradale. La manifestazione è partita alle 9.30 dal parcheggio A1 Großram in Bassa Austria per raggiungere il ministero della Mobilità a Vienna. Il convoglio ha seguito un percorso prestabilito lungo le principali arterie della capitale, concludendosi alle 10.30 davanti alla sede ministeriale. La scelta delle strade ha garantito massima visibilità senza bloccare in modo permanente il traffico.
L’iniziativa è stata coordinata dall’associazione Fachverband Güterbeförderungsgewerbe della Wirtschaftskammer Österreich, guidata da Markus Fischer, che rappresenta circa 6.300 imprese dell’autotrasporto. Alla mobilitazione hanno preso parte trasportatori provenienti da diverse regioni e ambiti operativi, dalle aziende regionali a quelle internazionali, dai traslocatori ai trasportatori di prodotti alimentari.
Il contesto economico è segnato da un progressivo aumento dei pedaggi: negli ultimi tre anni i costi sono cresciuti del 27,5%. Con 50 euro un camion da 40 tonnellate percorre 94 chilometri in Austria, contro i 144 in Germania, i 328 in Italia e i 535 in Polonia. Per un mezzo a lunga percorrenza lo Stato incassa oggi circa 80.680 euro annui in tasse e pedaggi, cifra che senza modifiche avrebbe raggiunto nel 2026 quasi 92mila euro, superando i costi del carburante.
Dal gennaio 2024 è in vigore un sistema di pedaggio legato alle emissioni di CO2, che ha introdotto aumenti medi del 7,4% per i veicoli Euro VI di classe CO2 1, con ulteriori incrementi previsti fino al 2026. L’impatto si riflette già in una contrazione degli investimenti: nei primi otto mesi del 2025 le immatricolazioni di autotreni sono calate del 17%. Il settore, che impiega circa 80mila persone in 12mila aziende e muove due terzi delle merci nazionali su strada, registra una redditività media del 2%, rendendo l’aumento dei costi particolarmente critico.
La risposta politica è arrivata rapidamente. Nel pomeriggio del 10 settembre il Ministro della mobilità Peter Hanke ha annunciato la sospensione dell’aumento dei costi infrastrutturali per il 2026, mantenendo però l’applicazione dei costi ambientali pari a 42 milioni di euro. L’accordo ha anche confermato lo sconto del 75% sul pedaggio per i veicoli a zero emissioni oltre le 3,5 tonnellate fino al 2030, e ha previsto un aumento del 2,9% delle vignette per i veicoli leggeri, in linea con l’inflazione.
Il settore ha accolto l’intesa come un segnale positivo pur sottolineando che l’aumento medio, stimato intorno al 7,7% per i camion Euro VI con quattro assi o più, resta un peso significativo. Markus Fischer ha chiesto ulteriori misure compensative, tra cui la revisione del limite di velocità notturno di 60 km/h e delle restrizioni per i camion C17.
La protesta austriaca s’inserisce in un quadro europeo di crescente integrazione dei criteri ambientali nei sistemi di pedaggio. L’Austria, dove Asfinag finanzia l’intera rete senza sussidi statali, applica tariffe più alte rispetto ai Paesi vicini, con un impatto diretto sulla competitività. Nel dibattito politico era emersa anche la proposta di estendere i pedaggi alle strade federali e regionali, respinta dal settore per il rischio di compromettere la sostenibilità economica di molte imprese.






























































