Dopo oltre quattordici anni di lavori, rinvii e attese, il traforo del Frejus è pronto a inaugurare una nuova fase della sua storia. Lunedì 28 luglio 2025 entrerà in servizio la seconda canna della galleria stradale. L’intervento, atteso da tempo dall’autotrasporto, è una risposta alle crescenti esigenze di sicurezza e affidabilità della viabilità alpina. L’apertura giunge in un momento importante per la circolazione stradale tra Italia e Francia, perché dal 1° settembre 2025 il traforo del Monte Bianco resterà chiuso per quindici settimane consecutive per lavori programmati. In questo periodo, quindi, aumenteranno i camion in transito dal Frejus.
La nuova canna del Frejus ha una lunghezza complessiva di 12,848 chilometri, suddivisa in 6,495 chilometri in territorio francese e 6,353 in quello italiano, e corre parallela alla galleria già esistente, da cui dista circa cinquanta metri. Il diametro interno è di otto metri e il tracciato è stato progettato per ospitare un senso di marcia unidirezionale, riservato ai veicoli diretti verso la Francia. La canna già in esercizio sarà invece destinata al traffico in direzione Italia. Questa separazione fisica dei flussi rappresenta il principale vantaggio della nuova configurazione: sebbene la capacità complessiva del traforo non aumenterà, crescerà la sicurezza grazie all’eliminazione della circolazione bidirezionale.
Il progetto ha richiesto un investimento di 700 milioni di euro, sostenuto dalle società concessionarie Sitaf per la parte italiana e Sftrf per quella francese. I lavori iniziarono sul versante italiano nel dicembre 2010 e su quello francese nel luglio 2011, con il collegamento tra le due gallerie avvenuto il 17 novembre 2014, quando venne abbattuto il diaframma che le separava. Da allora però il percorso verso l’apertura si è rivelato lungo e complesso. La messa in servizio, inizialmente prevista per il 2021, è stata rinviata più volte: prima al 2022, poi al 2023, infine a giugno 2024, fino alla data definitiva fissata per il luglio 2025. Le cause principali dei ritardi vanno ricercate nella pandemia da Covid-19, nell’impennata dei costi delle materie prime e nella necessità di completare ulteriori prove di sicurezza.
Proprio sul fronte della sicurezza, la nuova galleria introduce elementi tecnologici avanzati. Sul versante italiano è stato costruito un centro di controllo in grado di gestire entrambe le canne in maniera coordinata e continua. L’intero tracciato è controllato da sensori di temperatura, sistemi di rilevamento di fumi e incendi, portali termografici per individuare anomalie termiche ai varchi d’ingresso, oltre a una rete d’idranti installati ogni 130 metri e a nove by-pass carrabili che consentono il rapido intervento dei mezzi di soccorso. Le condizioni di circolazione saranno regolate da limiti di velocità compresi tra i 50 e i 70 chilometri orari, con un obbligo di distanza minima tra i veicoli pari a 150 metri.
Dal 2020 la gestione dell’infrastruttura è affidata al gruppo Astm (Gruppo Gavio), che controlla il 67,22% di Sitaf, concessionaria dell’opera fino al 2050. Con la nuova canna in funzione, il Frejus diventa la galleria autostradale a doppia canna più lunga d’Europa, superando anche il traforo del Gran Sasso. Un primato che conferma la centralità di questo valico nei corridoi transalpini, non solo in termini simbolici ma anche per il ruolo concreto che svolge nei flussi logistici del continente.




























































