Il 10 ottobre 2025, il tentativo di mediazione tra il sindacato Fnv e le imprese International Lashing Service e Matrans Marine Services si è concluso senza accordo. I rappresentanti dei lavoratori, riuniti in assemblea al termine di una settimana di tensione, hanno votato all’unanimità per proseguire lo sciopero a tempo indeterminato, trasformando quella che doveva essere un’azione di 48 ore iniziata l’8 ottobre in una crisi di portata continentale. Le aziende coinvolte hanno definito la protesta “ingiustificata e dannosa”, ma al momento non risultano nuovi incontri in calendario.
Al centro del conflitto resta la trattativa per il rinnovo del contratto collettivo del settore lashing, ossia del fissaggio dei container sulle navi. Il sindacato Fnv chiede un aumento salariale del 7% oltre alla compensazione automatica dei prezzi, il mantenimento dell’indicizzazione all’inflazione, un’indennità del 35% per i turni di squadra e un miglioramento delle condizioni di sicurezza. I datori di lavoro hanno offerto un incremento compreso tra il 4 e il 6%, ritenuto insufficiente. Secondo il rappresentante sindacale Niek Stam, “basterebbe meno di un euro per container per risolvere la vertenza”, sottolineando la marginalità del costo rispetto ai profitti generati dalle compagnie di navigazione.
Con la prosecuzione dello sciopero, le attività container del porto di Rotterdam si sono completamente fermate. Infatti il fermo dei lavoratori lashing, circa 700 addetti impiegati nei principali terminal rende impossibile caricare o scaricare in sicurezza, bloccando di fatto l’intera catena operativa. Secondo le stime dell’autorità portuale, circa 17mila container pieni non sono più movimentati ogni giorno, con conseguenze immediate sul traffico marittimo e terrestre.
I terminal Apm Maasvlakte II, Ect Delta, Hutchinson Ports Delta II, Rotterdam World Gateway ed Euromax risultano fermi. Il numero di navi in attesa al largo è salito a oltre 18, contro una media normale di 6-7. La congestione, già aggravata nei giorni precedenti dalla tempesta Amy, ha costretto molte compagnie di navigazione a rivedere le rotte o a valutare la deviazione dei servizi verso porti alternativi. Maersk ha comunicato “impatti significativi” sulle operazioni e tempi di consegna più lunghi, mentre Msc ha segnalato ulteriori ritardi nella pianificazione delle rotte.
Il blocco di Rotterdam ha amplificato le difficoltà logistiche già in corso nel Nord Europa. In Belgio, il porto di Anversa-Bruges è interessato da una protesta parallela dei piloti marittimi fiamminghi contro la riforma delle pensioni, che dal 5 ottobre limita l’attività alle sole ore diurne. I movimenti giornalieri delle navi si sono ridotti da circa 70 a 31, generando un accumulo superiore alle 100 unità in attesa. Con i porti tedeschi di Amburgo e Bremerhaven già prossimi alla saturazione, il sistema logistico europeo si trova ora in una condizione di forte stress operativo.
L’associazione Deltalinqs, che rappresenta gli operatori portuali olandesi, ha segnalato “gravi conseguenze per le catene di approvvigionamento nazionali”, ricordando il ruolo del porto di Rotterdam nel trasporto di beni essenziali come alimenti, medicinali e materiali da costruzione. I costi aggiuntivi per i ritardi e le navi ferme si sommano alle difficoltà del trasporto su gomma e fluviale, con effetti a cascata su magazzini e operatori intermodali.
Alla crisi sindacale si è aggiunto un ulteriore elemento di tensione: il 10 ottobre il gruppo ambientalista GeefTegengas ha bloccato i terminal Apm2 e Rwg, annunciando per il giorno successivo una manifestazione di massa contro l’impatto ambientale del traffico marittimo. Le proteste hanno ulteriormente ostacolato i tentativi di ripristinare la normale operatività dei terminal.
Nel frattempo, un gruppo di imprenditori ha annunciato un’azione legale urgente contro il sindacato Fnv, con l’obiettivo di ottenere un ordine del tribunale per interrompere lo sciopero. Tuttavia, i rappresentanti sindacali hanno ribadito la volontà di proseguire fino all’accoglimento delle richieste principali, ritenendo le attuali condizioni “non più sostenibili”.
Il sindacato ha convocato per il 12 ottobre un’assemblea generale dei lavoratori per valutare la situazione e definire la strategia futura. Le posizioni restano distanti: le aziende considerano le richieste salariali eccessive, mentre Fnv le collega alla necessità di garantire retribuzioni adeguate in un settore ad alta intensità fisica e caratterizzato da condizioni difficili.
































































