Il comando provinciale della Guardia di Finanza di Reggio Calabria e i funzionari dell’Agenzia delle Dogane hanno intercettato il 10 settembre 2025 al porto di Gioia Tauro un nuovo carico di cocaina. La spedizione, per un totale di 288 chilogrammi suddivisi in 249 panetti, era nascosta nei vani di ventilazione di due container e avrebbe fruttato oltre 46 milioni di euro se immessa sul mercato. L’operazione è iniziata dopo la scansione dello scanner nei container sospetti, che ha messo in evidenza anomalie strutturali, confermate dall’ispezione diretta.
Dall’inizio del 2025 Finanza e Dogane hanno intercettato nel porto calabrese oltre tre tonnellate di cocaina pura, che hanno sulla piazza un valore complessivo vicino a 500 milioni di euro. Ciò è avvenuto in sette operazioni, la prima delle quali si è svolta già il 15 gennaio, quando sono stati scoperti 110 chilogrammi di cocaina nascosta in un container di bobine di carta proveniente dal Nord America. Pochi giorni dopo, il 4 febbraio sono stati intercettati 27 chilogrammi in un carico di banane dall’Ecuador. Poi, tra il 17 e il 28 febbraio, sono stati scoperti 788 chilogrammi di cocaina nascosti in container di pellet e in un vano motore refrigerato per il trasporto di pesce surgelato.
Il sequestro più consistente è però avvenuto il 28 marzo, con oltre una tonnellata di cocaina (1.170 chilogrammi) nascosta in undici container provenienti dal Brasile e dissimulata in sacchi di pellet. Il 24 giugno, un’operazione ha portato al sequestro di 228 chilogrammi e all’arresto in flagranza di due operatori portuali. A luglio, nella notte del 7, sono stati scoperti 417 chilogrammi di cocaina collocati in sedici sacche all’interno di un container danneggiato. Infine, il 10 settembre, l’operazione che ha portato all’ultimo ritrovamento di 288 chilogrammi.
Alle attività di sequestro si è affiancata anche un’azione investigativa di più ampio respiro. Nel luglio 2025, l’operazione denominata “Arangea bis-Oikos” ha portato all’arresto di 54 persone e al sequestro di 117 chilogrammi di cocaina fuori dal porto. L’inchiesta ha ricostruito i collegamenti tra diverse organizzazioni criminali che utilizzavano Gioia Tauro come hub strategico per l’importazione di droga dall’Ecuador, dalla Spagna, dalla Germania, dall’Olanda e dal Belgio. L’indagine ha anche rivelato il ruolo di operatori portuali e intermediari locali nel garantire l’ingresso dei carichi illeciti.
Le tecniche per nascondere la droga si sono rivelate sempre più sofisticate, usando i vani di ventilazione - tra merci legittime come banane, pesce surgelato, bobine di carta e legnami - o all’interno d’intercapedini ricavate nei container. Nonostante ciò, la collaborazione tra Guardia di Finanza e Agenzia delle Dogane ha permesso di intercettare flussi illeciti di grande entità, infliggendo perdite milionarie ai gruppi criminali che utilizzano Gioia Tauro come principale punto di accesso alle rotte europee del narcotraffico.

































































