Il 4 dicembre 2025 il quotidiano economico israeliano Globes ha scritto che Hapag-Lloyd avrebbe presentato un’offerta preliminare per acquisire la compagnia marittima Zim Integrated Shipping Services. Le fonti descrivono una fase ancora interlocutoria, senza l’avvio di negoziati formali tra le parti. La società israeliana, quotata al Nyse, ha mantenuto il riserbo, confermando l’estrema sensibilità del dossier.
L’interesse di Hapag-Lloyd s’inserisce in una fase complessa per Zim, che è già oggetto di un tentativo di acquisizione interno. L’amministratore delegato Eli Glickman, insieme all’imprenditore dello shipping Rami Ungar, ha infatti presentato una proposta di management buyout per privatizzare la compagnia. Secondo quanto riportato da Globes, il Consiglio di amministrazione avrebbe respinto o sospeso l’iniziativa, avviando una revisione strategica per valutare alternative considerate più vantaggiose. In questo contesto, l’ingresso di un potenziale acquirente esterno cambia la natura della discussione sulla futura proprietà della nona compagnia di trasporto container al mondo.
Fonti del settore citate dalla stampa israeliana indicano che anche i due principali operatori globali, Msc e Maersk, starebbero seguendo l’evoluzione della vicenda. L’attenzione di più gruppi internazionali riflette il valore strategico di Zim, che negli ultimi anni ha consolidato una presenza rilevante in rotte chiave del commercio internazionale e nei collegamenti a supporto del commercio elettronico, oltre ad avere rafforzato la liquidità dopo i risultati eccezionali del biennio pandemico.
L’eventuale integrazione con Hapag-Lloyd si scontra tuttavia con ostacoli politici. Il comitato dei lavoratori di Zim ha espresso una netta opposizione, richiamando la struttura proprietaria del gruppo tedesco. Tra i principali azionisti figurano Qatar Holding, con il 12,3 per cento, e il fondo sovrano saudita Pif, con il 10,2 per cento. Tale configurazione, secondo i rappresentanti dei lavoratori, renderebbe rischioso trasferire a un operatore con partecipazioni qatariote e saudite una società considerata strategica per la sicurezza nazionale israeliana. Durante i recenti conflitti, ricordati da Globes con riferimento alla guerra “Spade di ferro”, Zim ha infatti assicurato l’arrivo in Israele di merci, medicinali e materiali sensibili, ruolo che rafforza la resistenza interna a una cessione verso capitali ritenuti non compatibili con gli interessi statali.
La presenza della golden share in mano al Governo israeliano rappresenta l’elemento decisivo. L’azione speciale conferisce allo Stato poteri di veto sulle operazioni che incidono sulla sicurezza o sulla proprietà dell’azienda. Senza un via libera governativo, anche un’offerta economicamente vantaggiosa rimarrebbe inapplicabile. Gli osservatori ricordano inoltre che la Golden share non riguarda solo il controllo azionario, ma anche l’affidabilità dei soggetti coinvolti.
La diffusione delle indiscrezioni ha generato una reazione immediata sui mercati. Il titolo Zim è cresciuto di circa il 4 per cento nel pre-market statunitense, segnale che gli investitori valutano positivamente la prospettiva di un’acquisizione. Con una capitalizzazione stimata in circa 2,4 miliardi di dollari (2,4 miliardi di euro) prima delle notizie, Zim presenta una liquidità elevata e un valore ritenuto da alcuni analisti inferiore al suo potenziale. L’interesse di un operatore come Hapag-Lloyd, quinto vettore globale nel trasporto container, conferma la ricerca di consolidamento in un mercato che, dopo la forte volatilità del periodo pandemico, punta a rafforzare dimensioni, integrazione delle flotte e controllo dei servizi logistici a terra.


































































