Il mondo della logistica ha attraversato gran parte del 2025 in un clima d’incertezza alimentato dalle politiche sui dazi e dalla volatilità originate dall’amministrazione Trump, dai conflitti in Ucraina e in Medio Oriente, dalla stagnazione e dalla paralisi politica in Europa, dal rallentamento in Cina e Asia e dall’abolizione dell’accordo doganale de minimis negli Usa. Nonostante ciò, le prestazioni aggregate sono state migliori del sentimento diffuso: la domanda dei consumatori statunitensi ha sostenuto l’economia globale e il calo dell’attività appare attribuibile più alla paura che ai fondamentali, con segnali di risalita della fiducia che possono sbloccare acquisti e volumi. È quanto emerge da un rapporto di Transport Intelligence firmato da John Manners-Bell, diffuso a ottobre 2025.
Nel passaggio in quella che possiamo definire “nuova normalità”, questo comparto ha accelerato verso modelli produttivi più localizzati, aumentando l’intensità logistica lungo le catene di fornitura. Questo cambio di assetto favorisce lo sviluppo del corto raggio marittimo, dell’intermodalità e del trasporto stradale. La riorganizzazione della produzione asiatica, con spostamenti verso Paesi del Sud-Est per rispondere alla domanda di alternative alla Cina da parte degli importatori statunitensi, sta alimentando il trasporto marittimo intra-regionale. Il mercato logistico globale valeva 5,321.614 miliardi di euro nel 2024 e, su base previsionale, crescerà in media del 3,80% annuo nel quinquennio fino al 2029. L’Asia-Pacifico emerge come principale motore regionale, con un aumento del 5,90% atteso nel 2025. nell’area Medio-Oriente-Nord Africa, nonostante le interruzioni sulle rotte del Mar Rosso, si prevede un’espansione del 4,8% entro il 2029.
Nel comparto aereo-marittimo, i dazi statunitensi hanno generato una volatilità marcata e hanno innescato un “procurement a singhiozzo” da parte degli importatori statunitensi, intenti ad anticipare possibili rincari. La redditività del trasporto marittimo è stata sostenuta dalla riduzione di capacità derivante dalle deviazioni forzate attorno al Capo di Buona Speranza per evitare il Mar Rosso. L’eccesso di capacità produttiva cinese ha spinto l’export anche verso destinazioni diverse dagli Stati Uniti. In questo contesto, il mercato globale delle spedizioni merci è cresciuto del 6,1% in termini reali nel 2024, raggiungendo 207,613 miliardi di euro.
Nel comparto pacchi, la revoca del de minimis da parte degli Usa, che prima consentiva l’ingresso senza dazi per spedizioni sotto gli 800 dollari (circa 750 euro), ha colpito in modo rilevante i flussi internazionali, spingendo alcuni corrieri e operatori postali a sospendere i servizi verso gli Stati Uniti. Al contempo, i volumi domestici B2C hanno mantenuto una buona tenuta fuori dagli Stati Uniti e l’Asia-Pacifico, con la Cina in testa, la principale area di crescita. La previsione per l’Express & Small Parcels indica un aumento complessivo del 7,9% entro il 2029.
Nel trasporto stradale europeo la domanda ha risentito della stagnazione, ma si notano segnali di miglioramento nella manifattura, in particolare in Spagna e Italia. La ripresa della Germania sarà determinante, sostenuta da impegni importanti su difesa e infrastrutture di trasporto. Per il periodo fino al 2029 il rapporto stima una crescita media del 2,0%. In Nord America permane una recessione del trasporto merci, con flussi commerciali imprevedibili e bassa fiducia dei consumatori per effetto dei dazi; nonostante un ciclo prolungato di debolezza, emergono indicazioni di fine della fase discendente e di un miglioramento della redditività per i grandi operatori, ottenuto tramite ridimensionamenti e tagli dei costi. Il mercato nordamericano valeva 465,164 miliardi nel 2024, con una crescita annua dell’1,2%.
La logistica per il commercio elettronico conferma la traiettoria espansiva, trainata dalla migrazione dei rivenditori verso l’online e dall’ascesa di piattaforme come Shein e Temu. Nel 2024 il mercato è cresciuto del 14,1% su base annua fino a 521,937 miliardi, il doppio del 2019. Per la logistica in conto terzi, invece, il rapporto prevede un rallentamento della crescita nel 2025 al 3,3%, rispetto al 3,6% del 2024, in scia a tensioni commerciali e incertezze politiche che interrompono catene di fornitura transfrontaliere e rinviano decisioni d’investimento.
Guardando alle leve di sviluppo, il rapporto afferma che il comparto si muove verso un contesto di maggiore fiducia e adattabilità. La spinta arriverà in primo luogo dagli investimenti pubblici: miliardi destinati a difesa in Europa e negli Usa, una nuova stagione di opere infrastrutturali in Europa per contrastare la minaccia russa e i cicli di ricostruzione in Ucraina, Siria e Gaza. A questi si aggiungono i capitali degli investitori mediorientali in grandi progetti in Africa, Asia ed Europa, oltre ai piani di sviluppo varati da India, Cina e altri Paesi Brics. Sul fronte aziendale, l’accelerazione della digitalizzazione abilita decisioni più rapide e precise, incrementando la resilienza. Secondo il rapporto, la nuova fase premierà le imprese che sapranno combinare capacità manageriali di livello, intelligenza di mercato e strutture organizzative flessibili.
Nel complesso, il rapporto conclude che il 2025 segna il passaggio da un ambiente pre-pandemico più lineare a uno complesso e ambiguo, nel quale la regionalizzazione produttiva, l’intensità logistica e l’intermodale si affermano come risposta operativa. L’adattamento del settore consiste nell’anticipare gli shock tariffari attraverso procurement più dinamici, riprogettare le reti per aggirare colli di bottiglia come il Mar Rosso, diversificare i mercati di approvvigionamento in Asia e riallocare capacità tra aereo, mare e strada. Su questa base, il ritorno graduale della fiducia può trasformarsi in crescita, a condizione di esecuzione disciplinata e di un utilizzo capillare di dati e tecnologie lungo le catene di fornitura.
















































