Il Governo ha inventato un nuovo balzello: due euro per ogni pacco dal valore inferiore a 150 euro che viaggia in ambito internazionale, sia in ingresso che uscita dall’Italia e senza distinguere se il Paese estero appartiene alla UE. Per ora è un emendamento inserito dall’Esecutivo nel percorso di approvazione della Legge di Bilancio e che sarà discusso in Senato dall’11 dicembre 2025. In concreto, ciò significa che per le importazioni saranno danneggiati i consumatori italiani, su cui gli importatori potranno ribaltare la tassa, e in esportazione le imprese italiane, che avranno un onere superiore che si aggiungerà a quello della spedizione.
Non solo. Ma l’applicazione della tassa per le merci in uscita dall’Italia spingerà gli esportatori a inviare in una piattaforma logistica estera spedizioni che consolidano più pacchi (evitando così il pagamento di due euro per l’invio singolo di ogni pacco), favorendo così le logistiche straniere. Nelle importazioni, questo balzello si sommerà nel prossimo futuro ai dazi comunitari che appariranno con l’abolizione dell’attuale soglia di esenzione di 150 euro.
Sulla questione è intervenuto il presidente di Confetra, Carlo De Ruvo: “Siamo fortemente contrari al contributo di due euro che si vorrebbe applicare a tutti i pacchi fino a 150 euro. Questa norma che, secondo la stampa, sta prendendo forma in un emendamento governativo al disegno di Legge di Bilancio si discosta molto dalla proposta europea di tassare solo i pacchi sotto i 150 euro provenienti da Paesi extra UE al fine di frenare l’esplosione dell’e-commerce con la pandemia. In questo modo però si colpiranno le imprese e i cittadini italiani che diminuiranno i consumi in un periodo già problematico”.
Confetra afferma che secondo “chiarimenti diretti” la tassa sarebbe imposta solo alla merce in importazione, ma in questo caso non si capisce come sarebbe distinta da un dazio, rischiando così un intervento da parte della Commissione Europea, soprattutto se applicata anche ai movimenti intra-comunitari. Secondo De Ruvo, questa misura rischia comunque di diventare un boomerang per l’economia italiana.
Egli precisa che “i potenziali benefici risulterebbero limitati, mentre gli effetti negativi sarebbero significativi: aumento dei costi per i consumatori, rischio di ulteriore pressione inflazionistica e possibile contrazione dei consumi. Per comprendere appieno il potenziale impatto sui consumi finali, è utile richiamare la dimensione del fenomeno a livello europeo: nel 2024 sono entrati nell’UE circa 4,6 miliardi di “low-value consignments” (consegne a basso valore, ndr), pari a 12 milioni di pacchi al giorno. Una massa critica tale da rendere qualsiasi intervento regolatorio particolarmente sensibile, soprattutto se non coordinato e non coerente con le reali dinamiche del mercato digitale globale”.


































































