Il gruppo francese Kering, tra i principali attori globali dell’industria del lusso, ha completato il progressivo smantellamento delle sue attività logistiche sul territorio del Canton Ticino, in Svizzera, mettendo fine a una presenza che durava da quasi trent’anni. Il passaggio si è concretizzato con la chiusura definitiva di Luxury Goods Logistics a Sant’Antonino, formalizzata il 16 luglio 2025 e resa pubblica pochi giorni dopo sul Foglio ufficiale, e con l’annuncio del ridimensionamento graduale di Luxury Goods International a Cadempino, dove 123 dipendenti rimarranno operativi fino alla fine del 2026 per poi essere ricollocati o inseriti in programmi di riqualificazione.
La storia del legame tra Kering e il Ticino risale al 1997, anno in cui Gucci SA – primo nome di Lgi – scelse Cadempino come base amministrativa e operativa per la distribuzione globale dei prodotti col proprio marchio. Fu una decisione che contribuì a dare vita alla cosiddetta “Fashion Valley” ticinese, un ecosistema economico particolarmente attrattivo per le multinazionali del lusso grazie a condizioni fiscali vantaggiose e a una normativa del lavoro flessibile. In questo contesto favorevole, Kering rafforzò la propria presenza con l’apertura di un centro logistico a Bioggio e, nel 2013, con la costruzione a Sant’Antonino di un impianto tecnologicamente avanzato, progettato secondo criteri di efficienza energetica e certificato Leed Platinum, realizzato da Csc Costruzioni SA.
Il rapporto tra il gruppo francese e il cantone cominciò però a incrinarsi nel 2018, quando Kering decise di riorganizzare la propria struttura logistica. A motivare ufficialmente la scelta fu la saturazione degli spazi disponibili e la volontà di concentrare le attività in una nuova piattaforma più ampia e integrata. Ma a pesare furono anche le pressioni fiscali crescenti. Nel 2019, infatti, Kering raggiunse un accordo con l’Agenzia delle Entrate italiana, accettando il pagamento di circa 1,25 miliardi di euro tra tasse arretrate, sanzioni e interessi, relativi al periodo in cui le attività logistiche erano gestite dalla Svizzera. Di fatto, questa intesa sancì il rientro del gruppo sotto l’ombrello fiscale italiano e aprì la strada alla costruzione di un nuovo polo logistico a Trecate, in provincia di Novara, inaugurato nel 2021 su una superficie di oltre 162mila metri quadrati, destinato a diventare il fulcro operativo europeo di Kering.
La chiusura di Lgl ha rappresentato il passaggio conclusivo di questa strategia. Il consiglio di amministrazione della società ha deliberato lo scioglimento il 16 luglio 2025, ponendo fine all’esperienza dell’hub di Sant’Antonino, che nel frattempo era già stato in parte ceduto a Gxo per la gestione delle attività di reso del marchio Zalando. Le ultime operazioni di Kering cesseranno entro la fine dell’anno, mentre il personale operativo ha potuto proseguire il proprio impiego sotto la nuova gestione, beneficiando del mantenimento dei contratti collettivi cantonali.
Diversa la situazione per Lgi, dove si è aperto un percorso di ridimensionamento ben più complesso. L’azienda ha comunicato il licenziamento collettivo di 120 dipendenti, circa la metà dei quali residenti in Ticino, con un calendario di cessazione graduale delle attività che si estenderà lungo tutto il 2026. Le funzioni coinvolte comprendono il servizio clienti, la finanza, le risorse umane, i sistemi informatici e l’ufficio dogane. A questi lavoratori è stata offerta la possibilità di candidarsi a posizioni presso sedi italiane o di accedere a programmi di formazione professionale sostenuti dall’azienda. Il sindacato Ocst ha accolto con preoccupazione l’annuncio, richiamando l’attenzione sulla necessità di un confronto serio tra le parti sociali per riflettere sul futuro dell’occupazione industriale nel cantone.
Con la fine delle attività di Lgl e la progressiva chiusura di Lgi, il paesaggio logistico-industriale ticinese subisce un duro colpo. I comuni di Cadempino, Bioggio e Sant’Antonino si trovano a fare i conti con edifici dismessi, una riduzione significativa dei gettiti fiscali e la perdita di centinaia di posti di lavoro qualificati. La fuga di Kering si inserisce in un trend già avviato da tempo: altre aziende del lusso, come Zegna e Hugo Boss, avevano da anni ridotto la propria presenza in Svizzera, confermando un progressivo indebolimento del modello di attrazione fondato sulla fiscalità.
Per il Ticino, si apre ora una fase di transizione difficile, fatta di riconversione degli spazi industriali e di ricerca di nuovi investitori, sia nel settore logistico che in altri comparti produttivi. La stagione della Fashion Valley sembra dunque giunta al termine. Resta da capire se il cantone saprà cogliere questa cesura come un’opportunità per ripensare il proprio futuro economico su basi più diversificate e sostenibili. Nel frattempo, il nuovo hub di Trecate ha assunto un ruolo centrale nelle strategie logistiche del gruppo francese, divenendo il punto di riferimento per la gestione integrata dei flussi europei.


























































