Nonostante la riapertura dei confini polacchi con la Bielorussia avvenuta alla mezzanotte del 25 settembre scorso, la situazione al valico di Koroszczyn, l’unico di fatto funzionante, rimane critica. Secondo i dati forniti dall’Associazione Polacca degli Autotrasportatori Internazionali (Zmpd), infatti, il transito dei camion sta ancora subendo forti ritardi e Il ritmo delle operazioni di sdoganamento sul versante polacco è stato ridotto da 800-900 veicoli al giorno a circa 240-260. Per questo motivo, ad oggi i camion impiegano circa otto giorni per attraversare la frontiera e sarebbero ormai più di 3.500 i veicoli industriali fermi in attesa.
La Zmpd, attraverso un comunicato del suo presidente Jan Buczek, ha quindi chiesto al Governo polacco di adottare misure urgenti per stabilizzare la situazione. Chiediamo al ministro delle Finanze d’inviare immediatamente ulteriori guardie doganali e di frontiera a Koroszczyn”, si legge sul sito dell’associazione. “Questo è attualmente l'unico valico di frontiera attraverso il quale transita il trasporto merci su strada tra Polonia e Bielorussia. Sono necessari urgenti rinforzi di personale e organizzativi non solo per decongestionare la viabilità, ma soprattutto per garantire la sicurezza degli autisti e le le condizioni di vita di base”.
La Zmpd ha sottolineato come la situazione attuale violi i minimi livelli umanitari: gli autisti professionisti rimangono nella zona di confine senza accesso all'assistenza medica e sanitaria e molti stanno riscontrando problemi di salute a causa della prolungata esposizione alle basse temperature nelle cabine. Non hanno inoltre accesso a servizi igienici, acqua né pasti caldi, non possono abbandonare i mezzi e hanno scorte limitate di carburante.
"Il numero di veicoli in attesa di sdoganamento è in aumento, il che rischia di provocare una crisi umanitaria. Gli autisti bloccati vicino al confine non hanno accesso a servizi igienici e alimentari; i trasportatori ci informano che gli autisti stanno esaurendo la loro disponibilità economica. Da qui il nostro appello al Governo affinché intervenga immediatamente. Dovrebbe essere avviata una procedura di emergenza e il personale addetto alle operazioni di sdoganamento dovrebbe essere aumentato. Sappiamo di trovarci in una situazione geopolitica difficile, che aumenta la necessità di sicurezza, ma ciò rende ancora più necessario aumentare il personale alla frontiera. Non possiamo permetterci di essere ostaggi della mancanza di soluzioni", ha aggiunto Buczek.
La Zmpd ha anche avanzato diverse proposte per risolvere o quantomeno migliorare la situazione, tra cui l'apertura di stazioni temporanee di assistenza umanitaria e medica e la riapertura di altri valichi per ridistribuire parte del traffico dei camion, oltre al rafforzamento dei servizi doganali e di frontiera. L’associazione ha inoltre avvisato il Governo che i continui tempi di inattività minacciano non solo la sicurezza pubblica, ma anche la competitività delle aziende di trasporto polacche. A causa dell'incapacità di adempiere ai contratti, i vettori rischiano infatti di perdere ordini che potrebbero essere assegnati a operatori stranieri.
La situazione, già di per sé complicata, potrebbe però peggiorare ulteriormente qualora le indiscrezioni di una nuova chiusura del confine dovessero attuarsi. La notizia è rimbalzata tra diversi media che, citando fonti ufficiali, hanno spiegato come la riapertura sia instabile e legata a richieste difficilmente accettabili dalla Bielorussia, come il rilascio di prigionieri politici o una gestione congiunta dei flussi migratori. Il Governo polacco si è inoltre dichiarato pronto a richiudere i valichi in caso di una nuova escalation militare e l’ambasciata polacca a Minsk ha invitato tutti i cittadini polacchi a lasciare la Bielorussia. La situazione rimane quindi instabile ed in continuo aggiornamento.
Marco Martinelli


































































