Il 7 agosto 2025 è avvenuto un altro blocco nel porto di Genova contro un carico di armi destinato al Medio Oriente. Al centro della mobilitazione, proclamata sia dai sindacati confederali che da quelli autonomi, c’è la ro-ro saudita Bahri Yanbu, approdata alle prime ore del mattino al terminal Gmt per caricare due cannoni navali prodotti da Oto Melara (Gruppo Leonardo) alla Spezia, secondo informazioni raccolte dall’osservatorio Weapon Watch e dagli stessi portuali genovesi. I cannoni erano in banchina già imballati e caricati su roll trailer. La nave avrebbe dovuto sbarcali ad Abu Dhabi, negli Emirati Arabi Uniti.
La nave proviene dal porto statunitense di Baltimora e durante la sosta a Genova è salito a bordo un gruppo di una quarantina di portuali per lavorare e nei garage hanno visto e fotografato un carico formato da sistemi d'arma, esplosivi, munizioni, mezzi corazzati e carri armati. Il materiale bellico, imbarcato a Baltimora e proveniente da uno stabilimento militare in Alabama, era destinato probabilmente alla stessa area geografica dei cannoni italiani. È quindi intervenuta la Digos per far cancellare le immagini, ma alcune sono comunque filtrate e sono state pubblicate online. La scoperta dell'arsenale e l’intervento della Polizia hanno poi alimentato la protesta.
La mobilitazione ha coinvolto sia i sindacati confederali che quelli autonomi. La Filt Cgil ha partecipato a un incontro in Prefettura dove le Autorità hanno dichiarato che il carico è conforme alle norme, ma la sigla ha comunque deciso di bloccare l’imbarco dei due cannoni a causa della "situazione incandescente presente nell'area del Medio Oriente" e dal "massacro del popolo palestinese" in corso nella Striscia di Gaza.
La destinazione ufficiale ad Abu Dhabi, Paese non formalmente in guerra, non ha tranquillizzato i manifestanti. Gli Emirati Arabi Uniti, come sottolineato da Amnesty International, sono infatti coinvolti direttamente o indirettamente in diversi conflitti regionali, inclusi Yemen, Libia e Sudan. Il Paese, inoltre, è classificato come "monarchia assoluta priva di qualsiasi forma di democrazia" e viene accusato di gravi violazioni dei diritti umani. Inoltre, i cannoni Oto Melara 72/62, secondo l'osservatorio Weapon Watch, erano già stati utilizzati dalla Marina israeliana nell'ottobre 2023 per bombardamenti contro i quartieri civili della Striscia di Gaza.
Inoltre, i portuali e le organizzazioni per la pace contestano la dichiarazione di legittimità fatta dalle Autorità italiane, richiamando la Legge italiana 185/1990 che vieta l'esportazione di materiali d'armamento verso Paesi coinvolti in conflitti armati non difensivi. La questione si complica ulteriormente considerando che gli Emirati Arabi Uniti, pur non essendo formalmente in guerra, sono stati coinvolti in operazioni militari in Yemen attraverso la coalizione a guida saudita.
La protesta del 7 agosto 2025 s’inserisce in un movimento di resistenza civile che affonda le radici nel maggio 2019, quando per la prima volta i portuali genovesi riuscirono a bloccare l'imbarco di materiale bellico sulla stessa Bahri Yanbu. Da allora, il Collettivo Autonomo Lavoratori Portuali e l'Unione Sindacale di Base, insieme con altre organizzazioni sindacali, hanno sviluppato una strategia di monitoraggio e opposizione sistematica al traffico di armamenti attraverso i porti liguri. Il movimento ha acquisito una dimensione internazionale, creando una rete di coordinamento tra portuali del Mediterraneo che include lavoratori di Grecia, Francia, Germania e Nord Africa. Questa collaborazione transnazionale si è rivelata fondamentale per monitorare i movimenti delle navi della compagnia saudita Bahri e coordinare azioni di blocco.

































































