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    Assiterminal chiede stabilità nei porti italiani

    Il discorso pronunciato dal presidente di Assiterminal, Tomaso Cognolato, in occasione dell’assemblea pubblica del 19 giugno 2025 si è configurato come uno “stato dell’unione” del settore. Davanti a una platea composta da rappresentanti istituzionali e dagliattori economici del settore, Cognolato ha affermato che il porto è un assetto strategico del Paese, ma è frenato da inefficienze normative e da un contesto regolatorio incerto, che richiede un intervento politico deciso e, rapido.

    L’intervento si è aperto con una dichiarazione d’identità: Assiterminal non rappresenta una nicchia, ma una componente fondamentale dell’economia nazionale. Con 95 aziende associate, oltre cinquemila lavoratori e una posizione dominante nei principali segmenti operativi – dai container gateway alla crocieristica, dall’automotive al break bulk – l’associazione si presenta forte di un volume d’affari che sfiora il miliardo e mezzo di euro.

    Nel passaggio successivo, Cognolato ha affrontato i temi del lavoro e della sicurezza, sottolineando il rinnovo del Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro, che ha definito non soltanto un traguardo economico ma un accordo moderno, orientato al futuro. In particolare, Cognolato ha valorizzato l’estensione dell’apprendistato come risposta concreta alla difficoltà di attrarre giovani nel settore. Però accanto a questo risultato, emerge la profonda frustrazione per la mancata attuazione del Fondo per il prepensionamento dei portuali. La definizione di questa situazione come “inspiegabile” tradisce una chiara insofferenza verso l’inerzia delle amministrazioni pubbliche, che disattendono impegni già presi. Si delinea così un dualismo costante: da un lato, la capacità delle imprese di portare a termine negoziati complessi; dall’altro, l’incapacità dello Stato di tradurre in atti concreti le promesse fatte.

    Cognolato ha insistito anche sulla sicurezza, non come obbligo da ottemperare, ma come valore condiviso. Il richiamo ai criteri ambientali, sociali e di governance (Esg), così come il riferimento al nuovo Regolamento sulle concessioni, dimostrano la volontà che le aziende terminaliste non intendono subire le regole, ma interpretarle in modo proattivo, trasformandole in leve di sviluppo e competitività.

    Un punto importante del discorso è giunto con la denuncia della governance del sistema. Cognolato ha parlato apertamente di una “latenza” nel rendere omogenei comportamenti e regole, una situazione che frena gli investimenti e ostacola la crescita. L’attacco più diretto è rivolto all’Autorità di Regolazione dei Trasporti, accusata di agire “a gamba tesa” e di svuotare il senso stesso dell’impresa, attraverso un approccio regolatorio invasivo e distante dalla realtà operativa. L’accusa è anche tecnica: secondo Cognolato, l’Art tende a sterilizzare le dinamiche del mercato attraverso strumenti algoritmici che mal si adattano alla complessità del lavoro portuale.

    Il messaggio che arriva alle istituzioni è che il settore non è interessato a dibattiti formali sulla struttura giuridica delle Autorità portuali, ma esige risultati misurabili: semplificazione normativa, chiarezza delle regole e certezze nei tempi. Emblematico è l’esempio dei canoni concessori: nonostante una sentenza favorevole del Tar, le imprese hanno dovuto avviare un’ulteriore azione politica per ottenere quanto già riconosciuto. Un caso che mostra un sistema in cui anche la giustizia amministrativa ha bisogno di essere tradotta in atti politici per diventare effettiva.

    Il discorso è comunque è costruito su una visione costruttiva e proiettata al futuro. Cognolato ha sottolineato come molte imprese del comparto abbiano già avviato processi di transizione energetica e digitale, senza attendere l’intervento pubblico. Ha citato, a titolo di esempio, le collaborazione con Circle per la Piattaforma Logistica Nazionale e con NatPower per lo sviluppo dello shore power. Proprio per questo motivo, la richiesta al Governo è ancora più urgente: servono tempi certi nei bandi pubblici e il reinvestimento di una parte dei proventi del sistema Ets nel settore portuale, per sostenere lo sforzo della transizione.

    Tra le proposte concrete figura l’estensione del credito d’imposta previsto per le Zone Economiche Speciali e le Zone Logistiche Semplificate anche agli investimenti infrastrutturali dei privati. Se lo Stato non può finanziare direttamente, lasci almeno che siano le imprese a farlo, in un contesto fiscale più favorevole, ha aggiunto il presidente di Assiterminal. Nella parte conclusiva, la visione si è allargata oltre i confini nazionali.

    Cognolato ha parlato di un nuovo rapporto tra porti e territori, più maturo e collaborativo, ma ha affermato anche che si può e si deve “osare di più”. Ha suggerito, ad esempio, di rafforzare le zone franche o di stipulare accordi bilaterali per attrarre investimenti dall’estero. L’attenzione si è poi spostata sull’Europa, criticata per la mancanza di una strategia coerente in un contesto internazionale instabile. La citazione parafrasata dell’ex presidente del Consiglio Mario Draghi – “fate qualcosa, non sappiamo cosa, ma fate qualcosa” – è stata usata per denunciare un’azione politica percepita come inefficace e disconnessa dalla realtà delle imprese mediterranee.

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