Alle 9.00 del mattino del 9 settembre 2025, durante le operazioni di scarico presso il terminal Pier G del porto di Long Beach, 67 container sono caduti dalla nave Mississippi, battente bandiera portoghese e noleggiata dalla compagnia israeliana Zim. La portacontainer, di proprietà della norvegese Mpc Container Ships e con una capacità di 5.504 teu, era approdata nel porto statunitense dopo la partenza dal porto cinese di Yantian il 26 agosto. L’incidente ha imposto la sospensione temporanea delle attività al terminal, mentre gli altri terminal del porto hanno continuato a operare regolarmente.
Le testimonianze raccolte descrivono una caduta a catena dei container. Parte dei contenitori è finita in acqua, altri si sono schiantati sulla banchina. Tra i danni collaterali figura la chiatta Stax-2, un sistema di cattura delle emissioni installato al servizio della nave, colpita da più unità cadute. Fortunatamente non si registrano feriti tra l’equipaggio e il personale portuale.
I container trasportavano prevalentemente beni di consumo destinati al mercato statunitense: abbigliamento, calzature, apparecchi elettronici e mobili diretti a catene della distribuzione come Costco, Target e Walmart, oltre a rivenditori indipendenti. Le immagini aeree hanno mostrato indumenti e scarpe galleggiare nelle acque del porto. Le conseguenze economiche si sono manifestate subito: il blocco del terminal ha comportato costi stimati in un milione di dollari al giorno per l’ormeggio della nave, mentre i rivenditori devono fare i conti con merci perse o danneggiate.
Le Autorità hanno attivato un comando unificato che comprende Guardia Costiera, Vigili del Fuoco, Polizia di Long Beach, Corpo degli ingegneri dell’Esercito e Autorità portuale, con il coinvolgimento degli operatori commerciali. La Guardia Costiera ha istituito una zona di sicurezza di 500 yarde (460 metri) intorno alla nave, trasmettendo avvisi orari ai naviganti e impiegando mezzi navali e aerei per tenere sotto controllo la situazione. Le operazioni di contenimento comprendono la posa di barriere galleggianti per circoscrivere i container in acqua e l’utilizzo di getti ad alta pressione per mantenerli nell’area portuale. Alcune unità sono affondate e richiedono interventi subacquei. Le riunioni operative del comando unificato hanno definito un piano di recupero, i cui tempi restano incerti.
Sul fronte delle cause, la guardia costiera sta conducendo un’indagine preliminare. Le ipotesi avanzate dagli operatori portuali riguardano problemi di bilanciamento del ballast, errori durante le operazioni di scarico o instabilità derivante dalla rimozione delle cinghie. La rarità di un incidente di tale portata in banchina è stata sottolineata dagli stessi lavoratori con lunga esperienza.
L’incidente ha coinvolto anche il sistema Stax-2, sviluppato da Stax Engineering, progettato per collegarsi agli scarichi delle navi e catturare fino al 99% del particolato e al 95% degli ossidi di azoto. Il danneggiamento di questo impianto rappresenta un passo indietro temporaneo negli sforzi ambientali del porto, che da anni applica il Clean Air Action Plan per ridurre l’impatto delle attività sulle aree urbane circostanti.
Il porto di Long Beach movimenta oltre 9 milioni di teu all’anno e merci per 300 miliardi di dollari. Insieme al porto di Los Angeles gestisce circa il 40% dei container in ingresso nel Paese. Il terminal Pier G, fondato nel 1971 e gestito da International Transportation Service, è uno dei sei principali del complesso portuale e offre collegamenti ferroviari diretti oltre a servizi di stevedoring per grandi compagnie internazionali.

























































