Quando si dice che l’Europa si sta armando, non s’intende solamente l’acquisto di armi o comunque il rafforzamento dell’apparato militare propriamente detto, ma il fenomeno comprende anche le infrastrutture di trasporto civile, che progressivamente stanno trasformandosi nell’uso duale, civile e militare, superando l’approccio tradizionale che prevede strutture separate per usi commerciali e militari. Ciò sta già avvenendo e pare in modo sistematico e coordinato, almeno in Europea settentrionale e orientale. Il motore finanziario è il programma comunitario Connecting Europe Facility, che ha destinato 1,75 miliardi di euro per progetti di mobilità militare, con l'obiettivo di raggiungere i 75 miliardi entro il 2030. In prima linea ci sono Paesi Bassi, Germania e Polonia.
In tale contesto, la Commissione Europea ha identificato oltre 500 punti critici infrastrutturali che necessitano di lavori di potenziamento per sostenere la mobilità militare. Questi includono porti, aeroporti, ponti ferroviari, tunnel e corridoi di trasporto che devono essere adattati per il passaggio rapido di equipaggiamenti militari pesanti e di grandi dimensioni. Non è un programma di oggi, perché il Piano d'Azione sulla Mobilità Militare 2.0 è datato novembre 2022 e si basa su un primo piano del 2018, ma la guerra in Ucraina ne ha accelerato l’implementazione.
Il Piano si concentra su quattro azioni principali: adeguamento delle infrastrutture, tramite il potenziamento dei corridoi Ten-T per sostenere movimenti militari su larga scala; semplificazione normativa, tramite la digitalizzazione delle procedure doganali e logistiche; resilienza dei sistemi per proteggerli contro attacchi ibridi, cyber e rischi climatici; connettività, attraverso il rafforzamento dei collegamenti tra Paesi.
Sul versante marittimo, dove il Cef stanzia 145 milioni di euro, il perno di questa rete è il porto di Rotterdam, ritenuto uno hub primario della Nato per proiettare forze militari verso il fianco orientale dell’alleanza. La sua conversione verso l’uso duale prevede la designazione di banchine dedicate alle navi militari della Nato, l’adattamento dei terminal container per il trasferimento sicuro di munizioni, il coordinamento col porto di Anversa nel caso di volumi elevati e la pianificazione di esercitazioni anfibie regolari.
In un’intervista al Financial Time, il Ceo dell’Autorità portuale di Rotterdam, Boudewijn Simons, ha confermato che si sta riservando spazio alle navi militari e che si sta coordinando con i porti vicini su come gestire l'arrivo di veicoli e carichi britannici, americani e canadesi. Egli ha aggiunto che per quattro o cinque volte l’anno le navi militari potrebbero attraccare al porto, mentre la rete logistica circostante può adattarsi allo stoccaggio di rifornimenti, come forniture mediche, materie prime critiche, attrezzature energetiche, ripari ed eventualmente cibo e acqua.
Un altro scalo strategico è il porto di Amburgo, anch’esso destinato al rifornimento del fronte orientale della Nato. Questa funzione rientra nell’investimento annunciato di 1,1 miliardi di euro per migliorare i terminal container e espandere i piazzali. Inoltre è previsto l’ampliamento del bacino di manovra da 480 a 600 metri per accogliere navi di maggiori dimensioni. In ambito più strettamente militare, ad Amburgo si svolgono esercitazioni Red Storm Alpha, dove un centinaio di soldati sono schierati per mettere in sicurezza le infrastrutture portuali.
Più a est, in Polonia, si sta attrezzando il porto di Gdynia, che deve diventare il gateway militare del Baltico. Anche qua sono in corso investimenti per aumentare la movimentazione delle merci e l’adattamento di alcune infrastrutture a uso duale. Inoltre, lo scalo sta implementando un sistema di droni per la gestione del traffico, il controllo e il contrasto ad altri velivoli autonomi. Nel 2023, Gdynia ha già compiuto un’operazione duale importante, trasbordando equipaggiamento militare statunitense.
Accanto a questi tre pilastri ci sono altri porti del Nord Europa ritenuti strategici. Uno è il citato porto di Anversa, che serve già come hub per le operazioni militari statunitensi in Europa e sarà sempre più coordinato con Rotterdam. Nei Paesi Bassi i porti di Vlissingen ed Eemshaven hanno già ricevuto spedizioni di veicoli blindati statunitensi nell’ottobre 2024 e tornando in Polonia bisogna citare anche il porto di Swinoujscie, che è importante anche come terminale di Gnl.
Il secondo capitolo degli investimenti europei riguarda il trasporto ferroviario, cui è assegnata circa la metà dei finanziamenti Cef per la mobilità militare, circa 874 milioni. I Paesi Bassi hanno aumentato del venti percento la loro flotta di carri specializzati, acquisendo 75 unità per il trasporto di equipaggiamenti militari in container. In tale contesto si può inserire il vasto programma di potenziamento della rete ferroviaria tedesca, che è fondamentale nel trasferimento degli equipaggiamenti dai porto atlantici verso i fronte orientale.
Il resto dei finanziamenti finora previsti dal Cef è per l’uso duale delle infrastrutture è composto da 548 milioni per quelle stradali, pari al 31% del totale, 164 milioni per quelle aeree (10%) e 16 milioni per le vie navigabili interne (1%). Oggi, quindi, l’interro fondo previsto per il periodo 2021-2027 è stato allocato e mancano ancora indicazioni per il periodo successivo, che va dal 2027 al 2030.
Accanto a questo finanziamento comunitario, altri fondi arrivano dai programmi nazionali e da quelli della Nato. Quest’ultima ha stanziato circa 4,6 miliardi di euro nel suo Security Investment Programme (Nsip), dedicati soprattutto alle infrastrutture marittime. Gli investimenti principali comprendono 2,4 miliardi per facilities marittime nel 2024, inclusi 300 milioni per progetti nella baia di Souda, Grecia; 550 milioni per infrastrutture di rifornimento navale; 190 milioni per miglioramenti portuali alla Stazione Navale di Rota, in Spagna.
Anche l’Italia si sta muovendo per l’uso duale delle infrastrutture di trasporto. Rientrano in tale contesto i fondi del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza e del Piano Nazionale Complementare, ma bisogna citare il programma Cef Military Mobility, che prevede per l’Italia 29 milioni di euro per l'ammodernamento del collegamento ferroviario del bacino portuale di Genova Sampierdarena.
Inoltre, rete Ferroviaria Italiana ha firmato un accordo di collaborazione strategica con Leonardo per un progetto condiviso destinato alla movimentazione di risorse militari, anche con breve preavviso e su larga scala. Questo accordo prevede di sviluppare un'architettura e alcune funzionalità della piattaforma digitale integrata per il trasporto di materiale militare attraverso infrastrutture duali. Questa piattaforma integrerà soluzioni innovative basate su intelligenza artificiale, utilizzando il supercomputer Davinci-1 di Leonardo, uno dei più potenti nel settore aerospazio, difesa e sicurezza.
In tale contesto s’inserisce il recente emendamento al Decreto Infrastrutture che vuole comprendere tra le infrastrutture duali anche il ponte sullo Stretto di Messina e la nuova diga foranea di Genova, con lo scopo di ricevere finanziamenti comunitari. Infatti la loro classificazione come opera militare strategica inserirebbe i due progetti nella quota dell’1,5% del Pil che l’Unione Europea intende dedicare, all’interno dell’obiettivo del 5% del Pil per la Difesa, alle infrastrutture. Però, come ha chiarito il ministro della Difesa italiano, spetta alla Nato stabilire se un’infrastruttura è strategica.
L’estensione dell’uso duale a numerose infrastrutture europee di trasporto pone anche dei rischi. Il primo è ovviamente quello di metterle nel mirino di eventuali nemici nel caso di conflitti e considerando che i porti sono quasi tutti all’interno di grandi città, un attacco militare potrebbe coinvolgere anche la popolazione civile. Ma ci sono pure questioni immediate, che non dipendono da una guerra ma, più in generale, dalle interferenze anche in tempo di pace tra funzioni civili e militari. Per esempio interruzioni operative per esercitazioni, investimenti che non generano ritorni commerciali o competizione con porti che non hanno impegni militari.


















































