Dopo il grave deragliamento di un treno merci avvenuto all’interno della galleria di base del Gottardo nell’agosto 2023, la Svizzera ha introdotto nuove regole tecniche e manutentive per i carri ferroviari. Le misure, approvate dall’Ufficio federale dei trasporti Bav, saranno pienamente applicate entro la fine del 2025 e hanno lo scopo di ridurre i rischi di guasti meccanici simili a quelli che causarono l’incidente. Tra le principali modifiche figurano un diametro minimo delle ruote fissato a 864 millimetri (contro lo standard europeo di 860), intervalli di manutenzione più frequenti compresi tra 50mila e 200mila chilometri, secondo il tipo di freno, e l’obbligo di documentare in modo completo le ultime ispezioni tecniche. Le ruote dovranno inoltre riportare una striscia colorata in grado di mostrare eventuali surriscaldamenti o stress termici subiti.
Queste misure, che il Bav definisce “necessarie e proporzionate” rispetto al rischio attuale, si basano sulla valutazione che l’incidente del Gottardo abbia rivelato lacune nei controlli e nella tracciabilità dei componenti, anche se le entità manutentive avevano rispettato gli obblighi vigenti. L’obiettivo è garantire un livello di sicurezza superiore, considerato prioritario soprattutto nei tunnel di lunga percorrenza.
Ma questo provvedimento si è scontrato contro una dura opposizione di operatori e associazioni ferroviarie, che potrebbe scaturire in un’azione legale. Infatti, se da un lato le Ferrovie Federali Svizzere hanno accolto favorevolmente il provvedimento - sostenendo che in larga parte le loro flotte già rispettano standard analoghi – già all’interno della Svizzera sono sorte voci contrarie. L’associazione svizzera dei detentori di carri Vap ritiene che i nuovi obblighi comporteranno costi aggiuntivi “enormi” e una complessa riorganizzazione dei cicli di manutenzione. Anche Vap riconosce l’importanza della sicurezza, ma considera irrealistico rispettare i tempi fissati dal Bav senza conseguenze economiche rilevanti per il settore.
L’opposizione più dura arriva però dall’estero. Per l’unione internazionale dei detentori di carri Uip e l’associazione tedesca Vpi le misure svizzere sono incompatibili con i principi di interoperabilità previsti dagli accordi tra Unione europea e Svizzera. Secondo la Uip, le nuove regole “minano l’interoperabilità ferroviaria europea” e rischiano di causare “un collasso del traffico merci internazionale”. Pur riconoscendo la gravità dell’incidente, l’associazione accusa la Svizzera di imporre oneri unilaterali ai detentori di carri, senza coinvolgere in modo equilibrato imprese ferroviarie e gestori delle infrastrutture.
Dal punto di vista tecnico, la Uip richiama il rapporto ufficiale d’inchiesta dell’autorità svizzera per la sicurezza dei trasporti Stsb, secondo cui le entità manutentive avevano rispettato le norme vigenti. Nonostante ciò, i nuovi requisiti attribuiscono ulteriori obblighi a queste stesse figure, che già operano in conformità ai livelli europei elaborati in collaborazione con l’Agenzia dell’Unione europea per le ferrovie Era. Le associazioni temono che un approccio nazionale isolato vanifichi il lavoro di armonizzazione in corso nell’ambito del gruppo tecnico congiunto europeo (Jns Task Force) e finisca per ostacolare la circolazione transfrontaliera dei carri.
La Vpi, principale rappresentante dei detentori tedeschi, stima che l’impatto economico delle nuove regole possa raggiungere “centinaia di milioni di euro all’anno” tra costi diretti e perdite di efficienza. L’associazione avverte inoltre che la disponibilità di carri potrebbe ridursi sensibilmente, con effetti su tutta la catena logistica del corridoio Reno-Alpi e un possibile trasferimento di quote di traffico dalla ferrovia alla strada.
Sul piano giuridico, il provvedimento del Bav prevede esplicitamente la possibilità di ricorso al Tribunale amministrativo federale di San Gallo entro trenta giorni dalla notifica personale. Il ricorso, da presentare in duplice copia e firmato dal rappresentante legale, deve indicare i rimedi richiesti e allegare i documenti pertinenti. Tuttavia, la presentazione del ricorso non sospende automaticamente l’efficacia del provvedimento: le regole restano valide e devono essere applicate, salvo che il tribunale disponga diversamente in casi eccezionali.
Possono proporre ricorso tutte le parti direttamente interessate, incluse imprese ferroviarie e detentori di carri. Le associazioni Vap, Uip e Vpi hanno già annunciato la volontà di impugnare la decisione, ritenendo che violi il principio di interoperabilità e introduca un onere sproporzionato. L’obiettivo dei ricorsi è ottenere la sospensione o l’annullamento delle misure, ma anche sollecitare una revisione coordinata a livello europeo che mantenga la coerenza con le regole dell’Era. Però, i tempi dei procedimenti rendono improbabile una sospensione immediata, e le aziende dovranno comunque adeguarsi entro la fine del 2025.






























































