Per il trasporto ferroviario merci si può parlare di una svolta normativa che può garantire maggiore competitività e favorire l’integrazione con regole comuni in tutta l’Europa continentale. La novità è contenuta nel Decreto 4 agosto 2025 numero 152, pubblicato il 10 ottobre sulla Gazzetta Ufficiale. A prima vista, da una lettura veloce, sembra un semplice aggiornamento di norme precedenti che si riferiscono al pronto soccorso ferroviario. Ma la portata di questo provvedimento apre le porte a un vero e proprio cambio di passo per il trasporto ferroviario merci. In estrema sintesi, cade il vincolo del doppio agente di condotta, rendendo possibile l’introduzione della figura del macchinista unico.
Il provvedimento, emanato dal ministero dei Trasporti, modifica un precedente Decreto ministeriale del 2011 e si allinea alle indicazioni della Commissione Europea e dell’Era, l’Agenzia per le ferrovie. Il Decreto rivede la gestione delle emergenze, in quanto non sarà più necessario predisporre un piano di intervento per ogni singolo punto della rete, ma sarà possibile definire procedure uniche a livello di linea. Spetta al gestore della rete e alle imprese ferroviarie, coordinandosi tra loro e con i servizi di pronto soccorso, predisporre “procedure operative per attuare uno specifico piano di intervento che preveda lungo la rete ferroviaria le modalità più efficaci al fine di garantire un soccorso qualificato incluso il trasporto degli infortunati”.
In questo modo si offre ampio spazio al ricorso della tecnologia per garantire il massimo livello di sicurezza nella marcia del treno, compreso l’arresto automatico in caso di emergenza o irregolarità. Le imprese ferroviarie vengono quindi maggiormente responsabilizzate nella gestione di tutti questi compiti che potranno, al termine di un percorso di valutazione, aggiornamento dei propri piani di sicurezza e formazione, arrivare alla scelta di prevedere la conduzione di un treno con un unico agente. Finora questa opportunità era riservata solo ai treni passeggeri con l’ausilio del capotreno e la condizione tecnica essenziale che la cabina di guida fosse intercomunicante con tutto il convoglio.
Per il trasporto merci si tratta di una svolta che favorisce la competitività, riduce i costi operativi e allinea le ferrovie italiane agli standard europei di interoperabilità. Secondo alcune stime di massima, per le imprese si arriverebbe a una riduzione dei costi tra il sei e l’otto percento, una cifra che solo all’apparenza può sembrare modesta, ma la competitività si gioca anche su differenze marginali.
Le imprese, da tempo, chiedevano questa riforma, resa possibile dall’innovazione tecnologia e organizzativa. “Sgombriamo subito il campo da chi anche solo lontanamente può pensare al rischio di un calo dei livelli di sicurezza”, commenta Giuseppe Rizzi, direttore generale di Fermerci, l’associazione degli operatori del trasporto ferroviario merci, “le imprese ferroviarie investono costantemente sulla sicurezza, con precisi modelli di gestione interni e anche con la formazione professionale”.
C’è da chiedersi se l’introduzione della figura del macchinista unico sia possibile solo grazie a un articolo di Legge o comporta un preciso processo decisionale. “Partiamo da un presupposto”, osserva ancora Rizzi, “non si tratta di un obbligo per l’impresa ma di un’opportunità che comunque prevede un’importante fase attuativa in quanto le imprese stesse dovranno rivedere e aggiornare i loro modelli organizzativi sempre tenendo come punto di riferimento la sicurezza, mai messa in discussione”.
Del resto, questa riforma non è calata dall’alto ma è arrivata al termine di un ampio confronto con tutti gli operatori, gli enti preposti, le istituzioni, le principali organizzazioni di soccorso e protezione civile. I tempi di attuazione non saranno dunque brevissimi, perché il percorso per rivedere tutta la catena organizzativa, richiedi i suoi tempi, ma la svolta c’è e va, secondo Fermerci, nella giusta direzione.
Piermario Curti Sacchi





















































