Nel 2024 l’autotrasporto europeo delle merci ha accelerato, ma in misura lieve rispetto all’anno precedente. Secondo il rapporto di Eurostat sul trasporto stradale nei Paesi dell’Unione, infatti, i veicoli industriali hanno prodotto un traffico di 1.869 miliardi di tonnellate chilometri, pari allo 0,6% in più del 2023. Ma comunque abbastanza per sancire il superamento dei livelli pre-pandemici. Però dietro a questo parametro globale si celano tendenze diverse secondo il tipo di trasporto.
I viaggi nazionali, che valgono poco più del 61 % del traffico complessivo, hanno recuperato terreno con un aumento dello 0,8 %, mentre quelli internazionali – un quarto del totale – hanno perso un altro 1,5 %. Si è invece acceso il motore della competizione transfrontaliera: il cross-trade (ossia il traffico di solo attraversamento di un Paese) è avanzato del 3,5 % e il cabotaggio stradale del 4,8 %, portando insieme queste due modalità al 14,1 % delle tonnellate-chilometro dell’Unione.
Al vertice dei Paesi comunitari, per traffico, resta saldamente la Polonia, con 368 miliardi di tonnellate-chilometro, pari a quasi un quinto dell’intero mercato, seguita da Germania (281 miliardi di tonnellate-chilometro) e Spagna (272 miliardi di tonnellate-chilometro), mentre più distanti appaiono Francia (174 di tonnellate-chilometro) e Italia (153 di tonnellate-chilometro). Insieme, questi primi cinque Paesi concentrano il 67 % del traffico complessivo, una quota che ribadisce la natura fortemente concentrata della logistica su gomma europea.
La secondo fila è però in fermento. Repubblica Ceca, Romania, Lituania e Paesi Bassi – con volumi compresi fra 63 e 70 miliardi di tonnellate-chilometro – si ritagliano spazi sempre più consistenti, grazie a piattaforme intermodali evolute o a posizioni di transito obbligato. E mentre dieci Stati membri hanno dovuto fare i conti con cali robusti – i più marcati dei quali in Bulgaria (-18,6 %), Portogallo (-14 %) e Lussemburgo (-8,6 %) – quindici hanno chiuso l’anno in rialzo. Tra questi spiccano la Slovacchia (+15,9 %), la Lettonia (+12,9 %) e ancora Repubblica Ceca (+8,5 %).
Il caso polacco merita un capitolo a parte, perché oltre il 64 % dei suoi volumi deriva da tratte internazionali, operazioni di cross-trade o di cabotaggio, segno di un modello orientato al servizio per conto terzi lungo l’asse Baltico-Renano che sfrutta appieno i corridoi Ten-T e la delocalizzazione manifatturiera verso l’Est.
Per quanto riguarda le merci trasportate, la classifica resta immutata. Gli alimenti e le bevande guidano con 312 miliardi di tonnellate-chilometro, a testimoniare la solidità di filiere essenziali che nemmeno la crisi energetica ha scalfito. Seguono i carichi raggruppati (groupage), la logistica “mista” del retail online, a quota 237 miliardi, e i prodotti agricoli con 208 miliardi. Materiali da costruzione, minerali, chimica, metalli, carta, mezzi di trasporto e rifiuti completano un paniere dominato da merci di base e grande peso specifico.
Le distanze percorse confermano il primato delle tratte medio-lunghe: i viaggi fra 150 e 999 chilometri sommano 1 126 miliardi di tonnellate-chilometro – oltre la metà dell’intero monte chilometri – e crescono dell’1,5 %. In questo segmento primeggiano di nuovo Polonia (219 miliardi di tonnellate-chilometro ) e Germania (175 di tonnellate-chilometro ), a riprova di reti interne vaste e di un’intensa vocazione all’export su ruota.
Restano, tuttavia, le ombre della sostenibilità. Se il lieve rimbalzo del 2024 dovesse proseguire senza un salto di efficienza – carichi meglio ottimizzati, riduzione dei viaggi a vuoto, flotte a zero emissioni e spostamento dei materiali più pesanti verso ferrovia e vie d’acqua – le emissioni potrebbero tornare a salire in contrasto con gli obiettivi del Green Deal. Per la logistica europea il 2025 si apre quindi con una sfida duplice: consolidare una ripresa ancora fragile e, al tempo stesso, accelerare la corsa verso la decarbonizzazione.



















































