Agiva come una vera società di autotrasporto la banda sgominata all’inizio di ottobre 2025 dai Carabinieri del Nucleo Operativo di Carbonia, in provincia di Cagliari, dopo due anni d’indagini, coordinate dalla Direzione Distrettuale Antimafia del capoluogo sardo. Solo che invece di merci varie, trasportava droga. l’operazione, denominata Termine, ha agito su due gruppi criminali che dalla Sardegna avevano esteso il traffico in Toscana e Vento, dove eroina e cocaina erano acquistate dalla mafia albanese. Al termine dell’indagine, i Carabinieri hanno portato in carcere cinquanta indagati e altri sette sono ai domiciliari. Hanno anche sequestrato 88 chili di cocaina, otto di eroina, diverse armi (tra cui un fucile Kalashnikov) e ingenti somme di denaro.
Uno di questi gruppi era formato da autotrasportatori professionisti, che avevano il compito di trasportare la droga dalla penisola alla Sardegna, usando doppifondi ricavati sui camion, azionati da sofisticati marchingegni idraulici e meccanici. Gli autisti ritiravano personalmente la droga dai narcos albanesi pagandola in contanti e lavoravano con zelo e disciplina, comunicando tra loro tramite telefoni criptati e sim intestate a stranieri, difficili da individuare e intercettare.
La struttura della banda era “aziendale”, con ruoli precisi: capi della rete, intermediari, corrieri, responsabili delle vendite e della custodia. Gli inquirenti hanno individuato un “direttore” dell’attività, un coordinatore dei trasporti, un intermediario con gli albanesi e una donna che custodiva e gestiva la droga a Cagliari. Il direttore agiva con rigore militare e in un anno ha organizzato almeno nove spedizioni, per un totale di novanta chili. Come un vero dirigente ha reclutato gli autisti e gestito i pagamenti, oltre a gestire la distribuzione in alcune aree della Sardegna tramite una propria rete di spacciatori.
Questo direttore aveva un assistente, un camionista che coordinava materialmente i trasporti, gestiva i pagamenti ai collaboratori e forniva sostegno economico ai familiari di quelli arrestati. Anche lui gestiva una propria rete di spaccio in una località sarda. L’inchiesta resta ancora in corso, ma la portata dell’operazione segna un punto di svolta nella lotta al narcotraffico sardo, evidenziando la professionalizzazione delle reti criminali nel settore dei trasporti e la crescente integrazione con mafia albanese e nazionale.



































































