Non sempre sono necessarie grandi opere per ottenere risultati significativi, perché la svolta può venire anche attraverso interventi puntuali e circoscritti. È questo il caso dei lavori ormai ai nastri di partenza, previsti a partire dall’aprile 2026, che riguardano il complesso nodo ferroviario di Basilea, la città nel nord della Svizzera porta d’accesso verso la Germania e la Francia. Il progetto coinvolte una tratta che non raggiunge neppure i cinque chilometri, dalla centralissima Basilea (Basel Sbb), a San Giovanni (Basel St. Johann), la stazione di confine verso la Francia. Il via libera per questo intervento è arrivato dall’Ufficio federale dei trasporti (Uft) il 17 dicembre 2025.
Perché questo progetto riveste un significato così rilevante? Perché prevede l’adeguamento del profilo della ferrovia per renderla adatta al transito dei treni intermodali senza limiti di sagoma, quello che in Svizzera chiamano corridoio dei quattro metri. Questa breve tratta rappresenta il passaggio cruciale verso la ferrovia lungo la riva sinistra del Reno, da riqualificare come corridoio merci europeo ad alta capacità alternativo a quello presente sulla riva destra, l’unico oggi adatto ai transiti intermodali, ma saturo e non esente da rischi soprattutto in caso di incidenti, come quello di Rastatt nel 2017 che ha bloccato completamente la ferrovia per quasi due mesi.
L’asse Reno-Alpi, uno dei più trafficati d’Europa, è un esempio di come il trasporto ferroviario merci abbia la necessità vitale di contare su itinerari alternativi per restare sempre competitivo. La linea ferroviaria lungo la riva sinistra del Reno, oltre a presentare ostacoli infrastrutturali dal punto di vista della sagoma utile, comprende addirittura tratte non elettrificate che costringono le imprese ferroviarie al cambio macchina e quindi a ricorrere anche a locomotori diesel. Sembra incredibile, ma l’intoppo inizia proprio da Basilea, quindi in Svizzera, il Paese che più crede nella necessità di potenziare questo itinerario alternativo. E Basilea è di fatto la porta di accesso verso la ferrovia in sinistra Reno.
I lavori programmati comportano un investimento di oltre 120 milioni di euro e includono l’abbassamento della quota dei binari e l’adeguamento della linea aerea in due tunnel che saranno a loro volta riqualificati. Verranno anche ristrutturati e adeguati due cavalcavia e un ponte fluviale. Tecnicamente i lavori potrebbero essere concentrati in due anni, ma le ferrovie federali svizzere hanno scelto di spalmarli in quasi quattro anni per ridurre al minimo le interruzioni della linea e quindi sopprimere un numero il più possibile limitato di treni.
L’adeguamento al profilo standard della tratta a nord di Basilea rappresenta un passaggio obbligato per intervenire sull’intero corridoio ferroviario alla sinistra del Reno. La Svizzera, già negli anni scorsi, ha dichiarato di essere disponibile a finanziare direttamente gli interventi necessari lungo tutto l’asse Basilea-Strasburgo-Metz. Del resto, le Autorità di Berna hanno già messo mano al portafoglio in altre occasioni, in questo caso a favore delle ferrovie italiane che hanno potuto contare su un contributo, a fondo perduto, di oltre 260 milioni di euro per adeguare la linea internazionale di Luino, e quindi verso il Gottardo, ma anche l’itinerario che riguarda Domodossola e il Sempione, i cui lavori sono ancora in corso.
C’è da dire che questo impegno arriva da lontano. Già in base a una convenzione italo-elvetica del 1955, la Svizzera finanziò l’elettrificazione della ferrovia Novara-Alessandria, essenziale per raggiungere il porto di Genova. Il sostegno a fondo perduto anche fuori dai confini nazionali offre quindi la dimensione di quanto la Svizzera intenda puntare sulla ferrovia merci.
Piermario Curti Sacchi
































































