Novembre 2025 porta una doccia fredda per il mercato italiano dei veicoli commerciali. Dopo aver illuso gli operatori con quattro mesi consecutivi di crescita, il mese appena concluso ha registrato una battuta d’arresto significativa, segnando un calo del 3,3% delle immatricolazioni rispetto allo stesso periodo del 2024. I dati diffusi dall'Unrae mostrano un settore in affanno: le immatricolazioni si sono fermate a 15.585 unità, contro le oltre 16mila dell'anno precedente. Un risultato che pesa sul bilancio complessivo del 2025, ormai destinato a chiudersi in negativo. Nei primi undici mesi dell'anno, infatti, il mercato ha perso per strada il 4,8% dei volumi, scendendo a 174.542 veicoli totali. La previsione di chiusura d'anno dell'associazione è chiara e non lascia spazio a troppo ottimismo: il 2025 dovrebbe attestarsi a quota 190mila unità, certificando una contrazione complessiva del 4,4% rispetto al 2024.
In questo scenario grigio, l'unica nota di colore arriva dalle motorizzazioni a zero emissioni, anche se il dato va letto con cautela. La quota di mercato dei veicoli elettrici puri è salita al 4,3%, un netto miglioramento rispetto al 2,5% del novembre 2024. Anche i veicoli ibridi guadagnano consensi, raggiungendo l'8,8% del totale. Tuttavia, l'Unrae frena gli entusiasmi: questo "piccolo boom" (+65,1% in volume per i soli elettrici) è stato probabilmente drogato dagli incentivi del ministero dell'Ambiente per i veicoli in pronta consegna. Non si tratterebbe quindi ancora di una domanda strutturale e spontanea. Il diesel, seppur in calo, continua a essere il padrone indiscusso delle strade italiane, motorizzando quasi l'80% dei nuovi furgoni venduti.
L’analisi Unrae di chi sta immatricolando fa emergere un dettaglio fondamentale che spiega la tenuta precaria del sistema: il mercato dei privati è in sofferenza (-1,1 punti di quota) e le auto-immatricolazioni sono crollate di oltre un terzo. A tenere a galla i numeri è il noleggio a lungo termine, che sale al 30,1% di quota. Ma attenzione: non sono i grandi noleggiatori indipendenti a trainare la crescita (il canale "Top" perde infatti quasi il 20%), bensì le società "Captive", ovvero quelle controllate direttamente dalle Case costruttrici, che hanno registrato un'impennata del 44,1%. Un segnale inequivocabile di come i costruttori stiano spingendo le immatricolazioni attraverso i propri canali per sostenere i volumi in un momento di stanca della domanda reale.
Guardando i singoli marchi, le gerarchie appaiono solide. Fiat domina incontrastata piazzando i suoi due alfieri, Doblò e Ducato, rispettivamente al primo e secondo posto della classifica di vendita. Sul terzo gradino del podio si conferma l'Iveco Daily, pilastro della logistica pesante. Alle loro spalle, però, Ford si muove con una strategia aggressiva, piazzando ben quattro modelli tra i primi dieci (la gamma Transit al completo e il pick-up Ranger), confermandosi come il principale competitore estero sul suolo italiano.
Il presidente dell'Unrae, Roberto Pietrantonio, non usa mezzi termini nel descrivere le priorità del comparto. C'è attesa per le decisioni che arriveranno (o sono attese) da Bruxelles e da Roma. Sul fronte europeo, gli occhi sono puntati sul pacchetto normativo della Commissione UE del 16 dicembre, cruciale per definire i nuovi standard di emissione CO2 e le regole sulle flotte aziendali. Sul fronte interno, l'associazione chiede al Governo italiano un cambio di passo immediato. Le richieste riguardano lo sblocco dei rimborsi ai concessionari per gli incentivi già erogati e l'uso delle risorse residue dell'ecobonus. Inoltre, l’associazione chiede un credito d'imposta al 50% per il triennio 2026-2028 per gli investimenti privati in ricariche veloci (oltre 70 kW), indispensabili per chi lavora con il trasporto merci.
Antonio Illariuzzi



























































