La Legge di Bilancio 2026, approvata dal Parlamento in via definitiva il 30 dicembre 2025, introduce un pacchetto articolato di misure che incidono in modo diretto sull’autotrasporto merci, sulla logistica e sui servizi connessi. Il provvedimento interviene su fiscalità energetica, incentivi agli investimenti, strumenti per l’intermodalità, lavoro e gestione della liquidità, con effetti differenziati a seconda delle dimensioni aziendali e dei modelli operativi adottati. Il quadro che emerge è di sostanziale continuità su alcuni fronti strategici, come ferrovia e mare, ma anche di nuove complessità per i segmenti più esposti ai costi operativi e ai flussi finanziari, in particolare nell’ultimo miglio e nel trasporto leggero.
Uno degli interventi più rilevanti riguarda il riallineamento delle accise sui carburanti, che entra in vigore dal 1° gennaio 2026 nell’ambito del percorso di eliminazione dei sussidi ambientalmente dannosi. L’aliquota sulla benzina viene ridotta di 4,05 centesimi al litro, mentre quella sul gasolio aumenta della stessa entità. Per il trasporto merci su strada l’impatto è però differenziato. I veicoli industriali con massa superiore a 7,5 tonnellate e di classe ambientale Euro V o superiore continuano a beneficiare del rimborso trimestrale delle accise, che viene adeguato per neutralizzare l’aumento alla pompa. In termini di costo netto del carburante, per il trasporto professionale l’effetto risulta quindi invariato, ma cresce l’esposizione finanziaria legata all’anticipo dell’imposta in attesa del rimborso. La misura colpisce invece i veicoli commerciali leggeri e i mezzi pesanti più obsoleti, esclusi dal meccanismo di restituzione, con un aumento diretto dei costi di esercizio.
Sul fronte fiscale, uno dei nodi più delicati della manovra era rappresentato dalle norme sulla compensazione dei crediti, inizialmente previste all’articolo 26. La versione originaria del testo introduceva dal 1° luglio 2026 il divieto di compensare, tramite modello F24, i crediti fiscali derivanti da accise con i debiti contributivi verso Inps e Inail. Per il settore dell’autotrasporto si sarebbe trattato di un colpo significativo alla liquidità, considerato che il rimborso accise rappresenta una delle principali leve di equilibrio finanziario. Dopo una forte mobilitazione delle associazioni di categoria, la norma è stata stralciata o fortemente ridimensionata nel passaggio parlamentare finale. La possibilità di continuare a compensare i crediti con il costo del lavoro viene quindi mantenuta, salvaguardando flussi di cassa stimati in circa 1,8 miliardi di euro per l’intero comparto, secondo le valutazioni delle organizzazioni di settore.
Accanto alla fiscalità, la Legge di Bilancio 2026 rafforza il capitolo degli investimenti, con un’attenzione particolare al rinnovo del parco veicolare e alla sostenibilità ambientale. Il Fondo per la Mobilità sostenibile viene rifinanziato con uno stanziamento complessivo di 590 milioni di euro per il periodo 2027-2031, con l’indicazione che i primi bandi attuativi potrebbero essere avviati già nel corso del 2026. Gli incentivi saranno destinati in via prioritaria alla rottamazione dei mezzi più inquinanti e all’acquisto di veicoli a trazione alternativa, come elettrico, idrogeno e bio-Lng, ma è prevista anche una quota residuale per i diesel Euro VI di ultima generazione. Per le imprese di autotrasporto si tratta di un orizzonte pluriennale che consente una pianificazione più strutturata degli investimenti, pur in un contesto di costi di acquisto ancora elevati per le tecnologie a basse emissioni.
Una delle novità fiscali più rilevanti è il ritorno del super-ammortamento sotto forma di maxi-deduzione. Per gli investimenti effettuati nel 2026 viene introdotta una deduzione maggiorata del costo ammortizzabile, che può arrivare fino al 180-220% per le piccole imprese nel caso di interventi in grado di garantire un risparmio energetico misurabile. La misura si configura come lo strumento centrale per sostenere la transizione tecnologica, andando a sostituire i crediti d’imposta previsti dai precedenti schemi di Transizione 5.0. Per il settore logistico, la maxi-deduzione può riguardare non solo i mezzi di trasporto, ma anche magazzini automatizzati, impianti per la gestione della cold chain e sistemi informatici per la tracciabilità delle merci.
In parallelo, viene rifinanziata la Nuova Sabatini, che continua a rappresentare uno strumento operativo per l’abbattimento degli interessi sui finanziamenti destinati all’acquisto di beni strumentali. Camion, rimorchi, attrezzature di magazzino e software gestionali rientrano tra gli investimenti agevolabili, con un impatto particolarmente rilevante per le piccole e medie imprese che fanno ricorso al credito bancario per sostenere i piani di sviluppo.
Sul piano territoriale, la manovra conferma l’attenzione alle Zone Logistiche Semplificate, con uno stanziamento di 100 milioni di euro per il triennio 2026-2028. Le Zls, pensate per favorire lo sviluppo dei retroporti e delle aree industriali collegate ai nodi logistici, assumono un ruolo strategico soprattutto nel Centro-Nord, in parallelo alla Zes unica per il Mezzogiorno. Le agevolazioni previste mirano ad attrarre investimenti produttivi e logistici, riducendo tempi autorizzativi e carico fiscale nelle aree ad alta vocazione intermodale.
Per quanto riguarda l’intermodalità, la Legge di Bilancio 2026 non rende strutturali le misure di incentivo, ma garantisce la continuità dei fondi già stanziati nel bilancio pluriennale. Marebonus e ferrobonus sono coperti per il 2026, con risorse comprese tra 22 e 29 milioni di euro ciascuno, destinate a sostenere rispettivamente il trasporto combinato strada-mare e strada-rotaia. A queste si aggiunge uno stanziamento supplementare di 30 milioni di euro per il biennio 2026-2027 a favore delle imprese ferroviarie merci, come compensazione per i disagi legati ai cantieri del Pnrr sulla rete Rfi. Il sostegno mira a evitare una perdita di competitività del trasporto ferroviario in una fase d’intensa attività infrastrutturale.
Un capitolo del tutto nuovo riguarda il commercio elettronico e la gestione delle micro-spedizioni internazionali. La manovra introduce una tassa fissa, pari a circa 2 euro, sui pacchi di valore inferiore a 150 euro provenienti da Paesi extra Unione Europea. La misura, pensata per contrastare la concorrenza dei grandi operatori asiatici, ha però ricadute operative dirette sugli operatori logistici e doganali. I corrieri espresso e i soggetti dell’ultimo miglio dovranno adeguare i sistemi informatici per la riscossione e il versamento dell’imposta, con un aumento dei costi amministrativi e una possibile ricaduta sui prezzi finali dei servizi. Per le imprese che operano con flotte leggere, l’effetto si somma all’aumento delle accise sul gasolio, aggravando la pressione sui margini.
Sul fronte del lavoro, la Legge di Bilancio 2026 introduce una super-deduzione del costo del lavoro per le nuove assunzioni a tempo indeterminato. La deduzione è fissata al 120% ai fini Ires e Irpef, e sale al 130% nel caso di assunzione di giovani, donne o soggetti provenienti da situazioni di svantaggio. Per il settore dell’autotrasporto, storicamente caratterizzato da una carenza strutturale di autisti, la misura può diventare una leva fiscale rilevante per favorire l’occupazione regolare e ridurre il ricorso a forme di lavoro irregolare o esternalizzato.
Nel complesso, la Legge di Bilancio 2026 disegna un quadro articolato per il trasporto merci e la logistica. Gli autotrasportatori medio-grandi beneficiano della neutralizzazione dell’aumento delle accise e della salvaguardia dei meccanismi di compensazione, mentre gli operatori dell’ultimo chilometro e del trasporto leggero risultano più esposti all’aumento dei costi. Gli incentivi agli investimenti e al lavoro offrono opportunità concrete, ma richiedono capacità di pianificazione e solidità finanziaria per essere pienamente sfruttati.
Antonio Illariuzzi

















































