La Regione Campania, tramite l’Autorità di Sistema Portuale del Mar Tirreno Centrale, ha chiesto ai concessionari dei porti di Napoli, Salerno e Castellammare di versare una quota aggiuntiva sui canoni demaniali, compresa tra il 10% e il 25%, con effetto retroattivo di cinque anni e fissando come termine ultimo il 15 settembre 2025. L’importo si aggiunge ai canoni ordinari e può essere ulteriormente aumentato da sanzioni, interessi e spese, fino a triplicare la somma dovuta.
Lo denunciano le associazioni Assiterminal e Uniport, secondo cui si tratta di un aggravio insostenibile e un rischio per la competitività delle imprese. Il presidente di Uniport, Pasquale Legora de Feo, e quello di Assiterminal, Tomaso Cognolato, hanno sottolineato che l’iniziativa arriva in una fase di forte criticità per il settore. Già nel 2023 il Decreto Infrastrutture alimentò il contenzioso sugli aumenti dei canoni, senza chiarire definitivamente la questione. Ora la misura regionale viene percepita come un ulteriore aggravio che penalizza la portualità campana rispetto ad altre aree del Paese.
Secondo le due associazioni, l’effetto della nuova imposizione non riguarda solo gli operatori terminalistici ma anche le attività collegate alla logistica portuale, alla crocieristica e al cabotaggio. Assiterminal e Uniport hanno annunciato di essere al lavoro per individuare azioni giurisdizionali e politiche a livello regionale e nazionale, con l’obiettivo di tutelare la competitività delle imprese e riportare le condizioni di concorrenza almeno su livelli paragonabili a quelli di altre Regioni.






























































