Il Tribunale Amministrativo Regionale del Lazio ha ridotto in maniera rilevante la multa inflitta ad Amazon dall’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato, abbassando l’importo originario di oltre 1,1 miliardi di euro a circa 750 milioni. La decisione, contenuta in una sentenza di settembre 2025, non cancella le accuse di abuso di posizione dominante, confermate in pieno, ma mette in discussione la metodologia con cui l’Autorità aveva calcolato la sanzione, in particolare la maggiorazione discrezionale del 50% motivata con le dimensioni globali del gruppo.
La vicenda è iniziata nel 2019, quando l’Autorità avviò un procedimento nei confronti di Amazon ipotizzando pratiche scorrette di auto-favoritismo sul mercato italiano del commercio elettronico. Al centro dell’indagine c’era il servizio Fulfillment by Amazon, che offre logistica completa ai venditori terzi. Secondo l’Autorità, l’uso di questo servizio garantiva vantaggi esclusivi sulla piattaforma Amazon.it, condizionando in modo illecito l’accesso a visibilità e opportunità di vendita. L’inchiesta mise in evidenza come i venditori che aderivano a Fba potessero accedere al programma Prime, partecipare a eventi di vendita di rilievo come Black Friday e Prime Day, ottenere più facilmente la Buy Box e non essere sottoposti a valutazioni di prestazioni tanto stringenti quanto quelle imposte agli altri operatori.
Nel novembre 2021 l’Autorità concluse l’istruttoria infliggendo ad Amazon una delle sanzioni più alte mai comminate in Europa a un gigante tecnologico statunitense. L’abuso di posizione dominante fu inquadrato nell’articolo 102 del Trattato sul Funzionamento dell’Unione Europea. Oltre alla multa pecuniaria, l’Autorità impose ad Amazon una serie di obblighi, volti a garantire condizioni eque a tutti i venditori terzi, indipendentemente dall’uso del servizio logistico interno, e a impedire che la società negoziasse tariffe per conto dei propri clienti con operatori concorrenti.
Amazon presentò ricorso contestando la decisione su più fronti: dall’incompetenza dell’Autorità alla presunta tardività dell’istruttoria, fino alla sproporzione della sanzione. L’azienda sostenne che il trattamento preferenziale era giustificato dalla maggiore efficienza del servizio Fba, che avrebbe favorito lo sviluppo del commercio elettronico in Italia. Nel marzo 2022 il Tar sospese cautelarmente gli obblighi comportamentali, pur confermando l’efficacia della multa. Fu una decisione interlocutoria che segnalava da un lato la complessità delle questioni, dall’altro la gravità delle condotte contestate.
Tre anni più tardi, con la sentenza definitiva, i giudici hanno confermato la fondatezza dell’istruttoria dell’Agcm, ribadendo che la condotta di Amazon configurava un abuso “molto grave” con effetti escludenti sia per i concorrenti nel settore logistico sia per gli altri marketplace. Tuttavia, il tribunale ha bocciato la maggiorazione del 50% applicata dall’Autorità, ritenendo la motivazione insufficiente. Da qui la rideterminazione dell’importo, che scende a circa 750 milioni di euro.































































