L’introduzione del Sistema di ingresso/uscita (EES) dell’Unione Europea, che entrerà in vigore il 12 ottobre 2025, preoccupa il trasporto internazionale britannico. La nuova normativa renderà più rigoroso il rispetto della regola dei novanta giorni di permanenza su 180 per i cittadini non comunitari, incidendo direttamente sull’attività di autisti e operatori che attraversano frequentemente la frontiera.
Secondo quanto segnalato in una nota dell’associazione degli autotrasportatori Rha da Jason Edwards, titolare della società gallese Jason Edwards Travel e membro del consiglio direttivo dell’associazione, il problema riguarda le imprese di trasporto passeggeri e merci. I conducenti britannici impegnati in viaggi regolari verso l’Europa rischiano di superare il limite di soggiorno consentito e di dover rinunciare a commesse programmate. “Abbiamo bisogno di un permesso di lavoro per i conducenti professionali”, ha dichiarato Edwards al quotidiano Guardian, sottolineando che l’impossibilità di sostituire rapidamente gli autisti potrebbe costringere le aziende a cancellare i servizi.
Il rischio economico è rilevante per il trasporto merci, dove le stesse regole si applicano a chi movimenta beni o supporta eventi e fiere in territorio europeo. Le imprese britanniche potrebbero perdere competitività rispetto ai vettori con sede nell’Unione, che non hanno vincoli di tempo di permanenza. Come evidenziato dal direttore generale della Rha, Richard Smith, la contrazione dell’attività dei trasportatori britannici implicherebbe una perdita di gettito fiscale per il Regno Unito in termini di accise sui carburanti, tassa di circolazione e contributi Hgv Levy, con un effetto indiretto sulle risorse destinate alla manutenzione delle infrastrutture stradali.
Nell’autotrasporto internazionale, l’introduzione del nuovo sistema coincide con un momento di tensione per le imprese britanniche, che devono affrontare costi più elevati e vincoli normativi aggiuntivi rispetto ai concorrenti europei. L’associazione Rha continua a sollecitare il governo di Londra affinché negozi con Bruxelles un’esenzione per i conducenti professionali del trasporto merci e passeggeri, al fine di salvaguardare la continuità operativa e la competitività delle imprese.
L'Ees è un sistema informatico automatizzato che registra digitalmente gli attraversamenti delle frontiere esterne dello spazio Schengen da parte dei cittadini di Paesi terzi. Il nuovo sistema sostituisce i timbri manuali sui passaporti con una registrazione elettronica sicura e affidabile. L’obiettivo è modernizzare i controlli alle frontiere, ridurre gli errori e rafforzare la sicurezza dello spazio Schengen.
Il sistema registra automaticamente ogni ingresso e uscita dei viaggiatori non appartenenti all’Unione Europea, allo Spazio economico europeo o alla Svizzera, per soggiorni di breve durata. Si applica quindi anche ai conducenti britannici che attraversano regolarmente la frontiera per motivi di lavoro. Sono esclusi dalla registrazione solo i cittadini dell’UE, i titolari di permessi di soggiorno di lunga durata e alcune categorie diplomatiche e ufficiali.
Al primo attraversamento, il sistema crea un fascicolo elettronico personale contenente dati anagrafici e biometrici – tra cui immagine del volto e quattro impronte digitali – oltre alle informazioni relative a ogni ingresso o uscita. Per chi viaggia con visto di breve durata, l’Ees registra prevalentemente i dati facciali, mentre per i visti più lunghi vengono memorizzati anche i dati digitali. Il sistema sarà operativo in 29 Paesi europei, tra cui tutti gli Stati membri dell’Unione e alcuni associati come Norvegia e Svizzera. L’implementazione avverrà progressivamente fino all’aprile 2026.
Tra i principali vantaggi dichiarati vi sono la riduzione degli errori nei controlli, la prevenzione delle frodi documentali e una migliore individuazione dei cittadini che superano il limite massimo di soggiorno consentito. Tuttavia, il sistema richiederà tempi di verifica più lunghi al primo accesso: da tre a cinque minuti per la registrazione iniziale e da uno a due minuti ai successivi passaggi. In caso di traffico intenso, ciò potrebbe determinare ritardi nei principali nodi logistici e nei porti utilizzati dal trasporto merci tra Regno Unito e Unione Europea.


































































