Dopo le prime indiscrezioni della Reuters sulle trattative tra Exor e il colosso automobilistico indiano tata Motors sulla vendita d’Iveco, cominciano ad agitarsi le acque a livello istituzionale. In una sessione di domande e risposte alla Camera, il ministro delle Imprese Adolfo Urso ha dichiarato che il Governo sta seguendo da vicino la vicenda, essendo consapevole dell’importanza del settore dei veicoli industriali per l’economia e l’occupazione italiana. Iveco infatti occupa in Italia circa 14mila persone. La società dal primo gennaio 2022 ha completato l’autonomia da Cnh Industrial, quotandosi a Milano e Amsterdam, con Exor (famiglia Agnelli-Elkann) azionista di controllo al 27,1% del capitale e 43,1% dei diritti di voto.
Più drastica è la posizione dei sindacati, che hanno chiesto un incontro urgente col Governo. La Fiom Cgil ha scritto in una nota che il Governo deve “fermare qualunque ipotesi di vendita che metta in discussione gli impianti e i lavoratori di Iveco. La proprietà sta smontando pezzo dopo pezzo l’industria dell’automotive del nostro Paese attraverso una pianificazione di spin-off, cessioni e vendite da Ferrari, alla Marelli, poi Cnh Industrial e ora Iveco”. Il ministro Urso ha convocato le parti sociali il 31 luglio.
Questa non è la priva volta che Exor cerca di vendere Iveco. Nell’autunno del 2020 il Gruppo cinese Faw Jiefang presentò una manifestazione d’interesse, offrendo tre miliardi di dollari. Allora governava il secondo Conte, ma la vicenda si sovrappose al cambio di Governo, perché il 13 febbraio 2021 s’insediò Draghi e poi la procedura venne esaminata dal Gruppo Golden Power di Palazzo Chigi. Il 4 marzo 2021 il ministro dello Sviluppo Economico Giancarlo Giorgetti dichiarò che “la questione è oggettivamente materia di Golden Power” pur precisando che l’adozione sarebbe stata valutata solo a fronte di un’offerta vincolante.
La vicenda terminò il 17 aprile dello stesso anno, quando Cnh Industrial (che allora controllava Iveco) annunciò di avere terminato le discussioni con Faw Jiefang. Sui motivi di questa decisione si disse che il Governo abbia posto una “persuasione morale” condivisa con il ministro francese Bruno Le Maire, dato che Iveco controlla la francese Heuliez. Lo strumento giuridico del Golden Power rimase in stand-by, ma la minaccia implicita fu ritenuta credibile dai negoziatori cinesi, che quindi avrebbero deciso di lasciare le trattative.
































































