Con l'avvicinarsi della flottiglia Global Sumud Flotilla alle coste di Gaza, cresce anche la tensione nei porti europei, grazie alla mobilitazione dei lavoratori portuali indetta da diverse sigle sindacali del continente con lo scopo di impedire l’imbarco di materiale militare per Israele. E se la flottiglia dovesse essere attaccata, le sigle affermano di voler bloccare carico e scarico di tutte le navi dirette a un porto israeliano. Un impegno ribadito dall’assemblea che il 26 e 27 settembre 2025 ha raccolto a Genova rappresentanti dei portuali provenienti da diverse città europee e da cui è emerso un coordinamento che condivide in tempo reale le segnalazioni sui carichi militari.
In Italia stanno aumentando le attività nei confronti delle navi dirette a Israele. Il porto di Livorno si è confermato come il secondo epicentro della resistenza portuale italiana dopo Genova. Davanti allo scalo toscano la portacontainer Zim Virginia è rimasta ancorata al largo dell'isola di Gorgona per cinque giorni consecutivi, incapace di avvicinarsi al Terminal Darsena Toscana a causa dello sciopero totale proclamato congiuntamente da Usb e Filt-Cgil. La nave è poi entrata il 30 settembre e circa 250 portuali si sono dichiarati pronti al blocco totale. Per giovedì 3 ottobre è attesa nel porto di Livorno un'altra nave della compagnia israeliana Zim, la Zim Iberia, che dovrebbe incontrare la stessa resistenza organizzata per la Zim Virginia.
Giovanni Ceraolo dell'Usb Livorno ha spiegato le ragioni della mobilitazione: "I lavoratori non se la sentono di collaborare con una compagnia come la Zim, di proprietà dello Stato israeliano. Stanno facendo, concretamente, quello che il nostro Governo non ha avuto il coraggio di fare: interrompere il traffico di merci da e per Israele". Il sindacalista ha definito l'azione "simbolica ma potentissima", sottolineando che "probabilmente non si sarebbe dovuti arrivare a questo punto perché un Governo normale avrebbe già dovuto intervenire". Giuseppe Gucciardo della Filt-Cgil ha precisato che lo sciopero è "limitato soltanto alle operazioni di carico-scarico della Zim Virginia e non riguarderà le altre navi ormeggiate", garantendo che "il nostro porto continua a lavorare".
Al porto di Genova la sera del 27 settembre circa duemila persone hanno costretto la nave Zim New Zealand ad abbandonare il Terminal Spinelli senza caricare alcun container. L'operazione, coordinata dal Calp (Collettivo Autonomo Lavoratori Portuali), è stata resa possibile dalla convergenza tra la fiaccolata per Gaza che attraversava la città e l'azione sindacale diretta. I portuali erano stati allertati dai lavoratori in turno che la nave israeliana si trovava al Terminal Spinelli "con a bordo dieci container sospetti" contrassegnati come materiale esplosivo. La reazione è stata immediata: parte dei manifestanti si è diretta verso il Varco Etiopia mentre l'Usb proclamava uno sciopero di 24 ore a partire dalle 21.30. La nave ha dovuto lasciare il porto nella notte e, dopo essere rientrata il 28 settembre solo per scaricare circa 150 container senza alcun nuovo imbarco, è ripartita definitivamente verso Salerno.
Al 30 settembre, in un mese sono stati coinvolti sei porti italiani - Ravenna, Genova, Livorno, Venezia, Trieste, Taranto - con altrettante operazioni di blocco riuscite. I portuali hanno fermato due container di esplosivi a Ravenna, respinta una nave israeliana a Genova, bloccata una petroliera con 30mila tonnellate di greggio a Taranto, oltre all’attuale azione in corso a Livorno. Ora l’attenzione è rivolta alla navigazione della Global Sumud Flotilla, carica di aiuti umanitari che vuole sbarcare a Gaza, mentre Israele intende impedirlo.
La flottiglia – formata da 46 imbarcazioni don a bordo 530 perone di 44 diversi Paesi - si trova ormai a meno di 48 ore dalle coste palestinesi e sta avvicinandosi alla “zona d’intercettazione”, nonostante le crescenti pressioni diplomatiche e le minacce di intervento militare israeliano. Gli attivisti ribadiscono il carattere illegale, secondo il diritto internazionale, del blocco israeliano nelle acque di Gaza (che non sono riconosciute come territoriali d’Israele). Lo scopo non è solo portare l’attuale carico di aiuti ma proprio di forzare il blocco per aprire un canale umanitario permanente.
La tensione è aumentata dopo dopo che l'Idf (l’esercito israeliano) ha diffuso nella notte documenti che sostengono il coinvolgimento diretto di Hamas nel finanziamento della Flotilla. Secondo le Autorità israeliane, figura tra i finanziatori Zaher Birawi, presunto capo del settore Hamas nel Regno Unito, e Saif Abu Kashk, Ceo di Cyber Neptune in Spagna. L'Idf ha dichiarato che "queste navi sono segretamente di Hamas", preparando il terreno per un intervento che potrebbe scattare entro le prossime 48 ore, possibilmente prima dello Yom Kippur che cade tra martedì e mercoledì primo ottobre. Un attacco che avverrebbe quindi in acque internazionali. Portavoce della flottiglia definiscono queste dichiarazioni “diffamatorie”.
Fonti d’Intelligence italiane confermano che Israele ha già predisposto un piano operativo che prevede l'impiego dello Shayatet 13, l'unità di incursori della Marina israeliana, con ordini di non usare "la forza letale" ma di utilizzare "mini droni subacquei con una limitata carica esplosiva in grado di mettere fuori uso il timone, la deriva o l'elica delle barche". Il Governo italiano si prepara quindi al peggio, non solo per il destino degli attivisti ma anche per le possibili reazioni di piazza, con il Viminale che non esclude "problemi di ordine pubblico e disordini" in caso di attacco israeliano.
Su fronte interno, la mobilitazione permanente "100 Piazze per Gaza" ha raggiunto il quinto giorno, trasformando le principali piazze italiane in presidi continuativi di solidarietà palestinese. Da Roma (Piazza dei Cinquecento) a Milano (Piazza della Scala), da Genova (Valico 3) a Firenze (Piazza Indipendenza), ogni città ha organizzato accampamenti permanenti con "dibattiti, proiezioni, iniziative" quotidiane. L'iniziativa, promossa dall'Usb insieme a Global Movement for Gaza, Movimento Studenti Palestinesi in Italia e altre organizzazioni della comunità palestinese, vuole mantenere alta la pressione in vista della manifestazione nazionale del 4 ottobre.

































































