La logistica del Nord Europa continua a fare i conti con una situazione difficile anche a cavallo negli ultimi quattro mesi del 2025. Al porto di Amburgo i terminal restano congestionati e l’accesso è regolato dalla Hamburg Port Authority e il trasporto dei contenitori vuoti, indispensabile per bilanciare i flussi di importazione, è molto limitato. Questi problemi, già segnalati nei mesi scorsi dagli operatori ferroviari, s’intrecciano con una fitta serie di chiusure e deviazioni pianificate sulla rete tedesca, destinate a prolungarsi fino alla primavera del 2026.
Le conseguenze si preannunciano significative per i traffici da e verso i porti della Germania settentrionale. Già oggi i transiti ferroviari attraverso il Paese non scorrono in maniera regolare, e nei prossimi mesi l’impatto delle interruzioni interesserà i collegamenti con un ampio bacino geografico che va dall’Europa centrale ai Balcani.
Il primo fronte critico riguarda la direttrice Berlino-Amburgo: da agosto 2025 ad aprile 2026 i treni vengono dirottati prevalentemente via Hannover o Rostock. Una deviazione strutturale che condiziona tutti i servizi da e per i porti nord tedeschi, con riflessi su Repubblica Ceca, Slovacchia, Polonia, Ungheria, Austria e sull’area balcanica.
A settembre si aggiungeranno limitazioni quotidiane lungo la Valle dell’Elba, con traffico deviato su Cheb/Schirnding, Horka e in parte su Passavia. In ottobre, invece, l’attenzione si concentrerà sul corridoio Brema–Bremerhaven e sull’infrastruttura della Finkenwerder Bridge di Amburgo, che condiziona l’accesso ai terminal Eurogate e CT Burchardkai: in questi casi, le alternative sono limitate e in alcuni giorni del mese inesistenti. Le interruzioni proseguiranno poi con il nodo di Oderbrücke, ancora la Valle dell’Elba e nuove chiusure programmate tra novembre e dicembre, in particolare dal 1° al 10 dicembre, quando il tratto lungo l’Elba sarà completamente fuori servizio.
Per mitigare gli effetti, gli operatori ferroviari stanno ricorrendo a percorsi alternativi, in alcuni casi appoggiandosi a infrastrutture private e trazioni diesel. Ma queste soluzioni presentano limiti tecnici che costringono a ridurre la lunghezza dei convogli, con conseguente calo della capacità disponibile. Inoltre, le deviazioni comportano percorrenze più lunghe e tempi di consegna meno prevedibili, un fattore che rischia di pesare sulla competitività di intere filiere produttive e commerciali.































































