Il governo dei porti – almeno per quanto riguarda le parti più importanti, ossia la gestione dei grandi investimenti infrastrutturali e l’individuazione delle grandi opere – passerà dalle Autorità di Sistema Portuale a una società per azioni che, almeno all’inizio, sarà pubblica con la partecipazione dei ministeri dei Trasporti e delle Finanze. È questo l’elemento più importante della riforma portuale approvata il 22 dicembre 2025 dal Consiglio dei Ministri, sotto forma di “riordino della Legge 28 gennaio 1994, numero 84 in materia di governance portuale e rilancio degli investimenti in infrastrutture strategiche di trasporto marittimo di interesse generale”, come recita il comunicato del Consiglio.
La nota non dice nulla di più e non è stato diffuso il testo del provvedimento. Gli unici dettagli si trovano nel comunicato stampa del ministero dei Trasporti, dove si legge che “al centro del nuovo assetto vi è la nascita di Porti d’Italia Spa, una società pubblica partecipata dal ministero dell’Economia e delle Finanze e vigilata dal Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, chiamata a svolgere un ruolo di regia nazionale. La nuova società sarà responsabile della gestione dei grandi investimenti infrastrutturali strategici, della manutenzione straordinaria, dell’individuazione delle opere di interesse economico generale e della promozione unitaria del sistema portuale italiano sui mercati internazionali”.
Le sedici Autorità di Sistema Portuale resteranno per mantenere “la gestione territoriale degli scali, la manutenzione ordinaria e il rilascio delle concessioni, ma vengono sollevate dal peso finanziario delle grandi opere”. Il nuovo equilibrio economico sarà “garantito dalla capitalizzazione di Porti d’Italia Spa attraverso l’utilizzo degli avanzi di amministrazione non vincolati del sistema, consentendo alle Autorità di concentrarsi sull’efficienza operativa e sullo sviluppo locale”. A tale proposito, il ministero non spiega dove andranno le attuali risorse ricavate dalle Autorità.
La nota ministeriale aggiunge che “la riforma introduce inoltre una significativa semplificazione delle procedure, accelerando l’approvazione dei Piani Regolatori Portuali, rendendo più rapidi i dragaggi e favorendo il riutilizzo dei materiali in un’ottica di economia circolare, rafforzando al contempo i poteri di vigilanza del Mit per garantire il rispetto dei tempi e delle regole”. Ora il Decreto ordinario approvato dal Consiglio dovrà passare al vaglio del Parlamento.























































