La vendita d’Iveco al Gruppo indiano Tata sta giungendo alle battute finali e un passo importante in tale direzione è stato il Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri del 28 ottobre 2025, che autorizza l’operazione (escludendo Iveco Defence, che sarà venduta a Leonardo), subordinandola però ad alcune condizioni. La prima è il mantenimento degli stabilimenti e dei livelli occupazionali per almeno due anni dopo la data di conclusione della transazione. Tata Motors non potrà dismettere o trasferire la titolarità degli assetti tecnologici ritenuti strategici che sono situati sul territorio nazionale. Inoltre, la società indiana dovrà impegnarsi a investire e a mantenere in Italia le attività di ricerca e sviluppo e dovrà informare il Governo su eventuali operazioni di riorganizzazione societaria o produttiva. Il Decreto precisa che la mancata esecuzione integrale o puntuale delle condizioni potrà comportare la revoca dell’autorizzazione stessa e l’intervento del Governo a tutela del pubblico interesse.
Alcuni dettagli sulla transazione sono emersi pochi giorni dopo, il 5 novembre, durante una seduta alla Camera dedicata proprio alla vendita d’Iveco. La transazione riguarda diciannove stabilimenti e trenta centri di ricerca e sviluppo, che impiegano circa 36mila dipendenti, di cui 14mila in Italia, e che producono un fatturato di circa sette miliardi di euro l’anno. Durante l’incontro i sindacati hanno riferito le loro preoccupazioni sulla tutela dell’occupazione e sul rischio di smantellamento industriale e perdita di competenze italiani. Il Governo a ribadito che ciò sarebbe impedito dalle condizioni poste al Gruppo indiano e da una vigilanza continua sulla loro applicazione.
Tata acquisirà Iveco a fronte di un pagamento di 3,8 miliardi di euro (cui si aggiungeranno 1,7 miliardi di Leonardo per la divisione Defence). Il Consiglio di amministrazione d’Iveco ha raccomandato all'unanimità l'adesione all'offerta pubblica d'acquisto volontaria, ritenendo che l'operazione sia nell'interesse di lungo termine dell'azienda, del successo sostenibile del suo business e di tutti gli stakeholder, inclusi dipendenti, clienti e azionisti. Exor, la società d'investimento della famiglia Agnelli che detiene circa il 27,06% delle azioni ordinarie e il 43,11% dei diritti di voto complessivi di Iveco Group, ha sottoscritto un impegno irrevocabile a sostenere l'offerta e ad apportare la propria partecipazione azionaria.
Al termine dell’acquisizione, Iveco sarà integrata nel Gruppo Tata creando un’entità con vendite annuali superiori alle 540mila unità e ricavi complessivi di circa 22 miliardi di euro, suddivisi geograficamente tra Europa (circa il 50%), India (circa il 35%) e Americhe (circa il 15%), con posizioni interessanti nei mercati emergenti di Asia e Africa. Per Tata Motors, l'acquisizione segna l'ingresso nel settore europeo dei camion e degli autobus, dove Iveco genera quasi tre quarti dei propri ricavi. Il produttore indiano, che nel settore delle autovetture controlla Jaguar Land Rover, non ha praticamente alcuna presenza né impronta produttiva nell'industria europea dei veicoli industriali e l’operazione la porrà come il quarto produttore mondiale di camion per volume, dietro Volvo, Daimler e Traton. La chiusura dell’operazione è prevista per il primo trimestre 2026, dopo l’approvazione da parte delle Autorità di controllo competenti.
Tata Motors finanzierà l'acquisizione con una combinazione di denaro proprio e debito a lungo termine, senza prevista emissione di nuove azioni. Circa un miliardo di euro dei 3,8 miliardi di euro complessivi saranno finanziati tramite capitale proprio e il resto con debito a lungo termine, secondo quanto ha dichiarato il Chief Financial Officer di Tata Motors, P.B. Balaji. L'acquisto dell'attività di produzione di camion dell'azienda italiana sarà inizialmente finanziato da un prestito ponte a breve termine e successivamente rifinanziato con un mix di capitale proprio e debito a lungo termine nell'arco di 12-18 mesi.































































