Durante la presentazione dei risultati del primo trimestre del 2025, Ups ha annunciato che entro la fine del 2025 avrebbe ridotto il personale di 20mila unità. Un annuncio che ha ricevuto l’immediata e dura risposta dal sindacato statunitense Teamsters, che rappresenta circa 300mila lavoratori del corriere aereo. Il presidente del sindacato, Sean O’Brien, ha ricordato che il contratto nazionale in vigore obbliga Ups a creare 30mila posti di lavoro e ha sottolineato che il sindacato non si opporrà a eventuali riduzioni del management aziendale, ma ha avvertito che se l’azienda dovesse tentare di eliminare posti di lavoro sindacalizzati o violare il contratto, “sarà in un mare di guai”.
Il sindacato ha lasciato intendere che, se i tagli dovessero coinvolgere lavoratori coperti dal contratto collettivo, i Teamsters potrebbero ricorrere a vie legali o ad altre forme di mobilitazione sindacale per difendere i posti di lavoro e il rispetto degli accordi. Il contratto quinquennale attualmente in vigore, frutto di una dura trattativa nel 2023, prevede infatti la creazione di 30mila nuovi posti sindacalizzati, di cui 7.500 a tempo pieno. La questione dei licenziamenti si inserisce in un contesto di forti investimenti di Ups nell’automazione e nella riorganizzazione della rete logistica, elementi che secondo i Teamsters dovrebbero essere affrontati garantendo formazione e tutela per i lavoratori coinvolti.
Ups ha motivato i tagli con la necessità di aumentare l’efficienza attraverso l’automazione e la chiusura di decine di filiali, oltre a una riduzione dei volumi di spedizione dovuta al progressivo disimpegno dalle attività svolte per Amazon. Questi cambiamenti strutturali, secondo l’azienda, sono necessari per mantenere la competitività in un contesto di mercato incerto, aggravato anche dalle tensioni commerciali e dai dazi sulle importazioni dalla Cina.