La Commissione Europea ha autorizzato nel dicembre 2025 il Governo federale belga a concedere un prestito di salvataggio da 61 milioni di euro a Lineas Group, principale operatore privato di trasporto merci ferroviario del Paese. L’intervento, qualificato come aiuto al salvataggio secondo le linee guida UE sugli aiuti di Stato alle imprese in difficoltà, ha natura temporanea ed è destinato a coprire il fabbisogno di liquidità per un periodo massimo di sei mesi. Al termine di questo arco temporale, il finanziamento dovrà essere integralmente rimborsato oppure il Belgio sarà tenuto a notificare a Bruxelles un piano di ristrutturazione credibile, in grado di garantire la sostenibilità economica dell’azienda nel lungo periodo.
Secondo quanto indicato dalla Commissione Europea, l’autorizzazione rispetta la cosiddetta clausola “rimborsa o ristruttura”, elemento centrale del quadro normativo UE. L’esecutivo comunitario ha sottolineato che il prestito non può trasformarsi in un sostegno permanente e che ogni eventuale intervento successivo dovrà essere valutato alla luce di un piano industriale dettagliato, con misure compensative adeguate per limitare le distorsioni della concorrenza.
Parallelamente, la Commissione ha chiuso un’indagine approfondita su precedenti iniezioni di capitale effettuate dalla Sfpi/Fpim, la società federale di partecipazioni e investimenti belga, insieme ad altri investitori privati. Secondo la decisione, tali operazioni non costituivano aiuti di Stato illegali, in quanto realizzate a condizioni di mercato e in linea con il comportamento di un investitore privato. La conclusione dell’indagine ha rimosso un elemento di incertezza che pesava da tempo sul gruppo e ha consentito di sbloccare politicamente il nuovo intervento di emergenza.
La richiesta di aiuto è maturata in un contesto di forte tensione finanziaria. Lineas, ex divisione merci delle ferrovie belghe e oggi controllata in larga parte dal fondo Argos wityu insieme al management, ha subito nel 2025 un improvviso deterioramento della liquidità. Il fattore scatenante è stato un calo inatteso e marcato della domanda in tre settori industriali centrali per il portafoglio clienti del gruppo: siderurgia, chimica e automotive. La contrazione della produzione industriale europea ha ridotto i volumi trasportati, in particolare lungo i corridoi legati ai flussi di materie prime e semilavorati, mettendo sotto pressione un modello operativo già appesantito da costi fissi elevati.
I dati finanziari degli ultimi esercizi mostrano un percorso di risanamento interrotto. Dopo una perdita di 82 milioni di euro nel 2022, considerata il punto più basso della crisi operativa, il risultato netto migliorò a -40,3 milioni di euro nel 2023 grazie agli effetti iniziali del piano di trasformazione avviato dal gruppo. Nel primo semestre 2024 la perdita si ridusse ulteriormente a 5,1 milioni di euro, alimentando aspettative di avvicinamento al pareggio. Il crollo dei volumi nel 2025 ha però rapidamente eroso la cassa disponibile, rendendo necessario il ricorso a un prestito ponte. Le perdite accumulate negli anni hanno superato complessivamente i 400 milioni di euro, con un impatto significativo sul capitale e la necessità di ripetute ricapitalizzazioni.
La struttura azionaria ha avuto un ruolo rilevante nel dialogo con Bruxelles. Argos Wityu detiene circa il 90% del capitale insieme alla dirigenza, mentre la Sfpi/Fpim mantiene una partecipazione di minoranza intorno al 10%. Proprio la presenza dello Stato belga nel capitale aveva alimentato il reclamo di un concorrente, che aveva portato all’apertura dell’indagine sugli aiuti di Stato. La decisione della Commissione, che ha riconosciuto il carattere di mercato degli investimenti passati, ha chiarito il quadro regolatorio e rafforzato la posizione negoziale del Belgio.
Nel motivare l’approvazione del prestito, la Commissione ha richiamato anche l’importanza sistemica di Lineas per gli obiettivi europei di trasferimento modale. Il gruppo è un attore chiave nei collegamenti ferroviari merci internazionali e nei flussi da e verso i grandi porti del Nord Europa. Un’eventuale uscita dal mercato avrebbe comportato, secondo Bruxelles, il rischio concreto di uno spostamento significativo dei volumi dalla ferrovia alla strada, con effetti negativi sulle emissioni e sulla concorrenza nel mercato unico.
Nei sei mesi coperti dal finanziamento, la dirigenza dovrà attuare misure di contenimento e rifocalizzazione. Le fonti indicano un progressivo abbandono dei servizi di carro singolo non redditizi, una maggiore concentrazione sui treni blocco e sulle relazioni intermodali ad alto volume, oltre alla possibile vendita di assetti non strategici. Resta inoltre aperta la ricerca di nuovi soci industriali o finanziari in grado di rafforzare la struttura patrimoniale e sostenere un piano di ristrutturazione di più lungo periodo, qualora il rimborso del prestito non risultasse possibile.
Antonio Illariuzzi

































































