Un altro pezzo della tradizione italiana nella produzione di rimorchi e semirimorchi rischia di sparire se entro sei mesi non comparirà un piano di salvataggio. E in questo caso il nome ha fatto la storia: è quello del costruttore di autocisterne Sacim, che iniziò l’attività nel 1920 e che vanta il riconoscimento di "Marchio storico di interesse nazionale". Il 9 ottobre 2025 il Tribunale di Forlì ne ha decretato lo stato d’insolvenza, che ha portato alla liquidazione giudiziale, in seguito a una crisi finanziaria e gestionale. I giudici hanno concesso l’esercizio provvisorio di sei mesi, fino all’11 marzo 2026, durante i quali l'attività prosegue sotto la vigilanza del curatore, l'avvocato Michele Sarti di Bologna, con l'obiettivo di individuare un acquirente che possa rilevare l'azienda e salvare i circa cento posti di lavoro oggi a rischio.
I primi segnali della crisi della Sacim apparvero nel 2020, quando la società sottoscrisse un accordo finanziario con le banche per sostenere un piano di sviluppo industriale nel periodo 2021-2025. Questo piano prevedeva il consolidamento della produzione nazionale e lo sviluppo delle esportazioni nei mercati nordafricano e mediorientale, con particolare attenzione ai settori delle cisterne per usi civili, industriali, aeroportuali, chimici ed ecologici. Però poi non ha prodotto i risultati sperati.
La crisi è esplosa nella primavera del 2025, quando la società dovette presentare al Tribunale di Forlì la richiesta di concordato preventivo, passo per evitare la liquidazione. Il giudice l’accolse e nominò l’avvocato Sarti come ufficiale giudiziale e fissò al 12 maggio 2025 il termine per il deposito della proposta dettagliata di concordato preventivo completa di piano, attestazione di veridicità dei dati e valutazione di fattibilità. Durante l’estate apparvero quattro gruppi industriali interessati all’acquisizione della Sacim, che presentarono manifestazioni di interesse per partecipare alla procedura di concordato.
A fronte di tali richieste, l’ufficiale giudiziale aprì una raccolta di manifestazioni d’interesse migliorative, con la possibilità di svolgere un’asta al rialzo tra settembre e ottobre 2025. Il perimetro aziendale proposto per la cessione comprendeva beni strumentali (mobili da ufficio, autovetture, macchinari, attrezzature, software), avviamento, marchi e brevetti, magazzino merci e materie prime, lavori in corso di esecuzione con subentro nei relativi contratti, il diritto di godimento per tre anni dell'immobile di Piazzale Arcano a Cesena, e il subentro in tutti i contratti di lavoro esistenti.
Però il percorso di concordato preventivo si è rivelato lungo e complesso e fallì il 9 ottobre con la decisione di stato d’insolvenza. Restano quindi solo sei mesi per salvare la Sacim e durante questo periodo l'attività prosegue e i rapporti di lavoro restano attivi, con gli stipendi maturati dopo il 9 ottobre garantiti dal curatore. Se non si troverà una soluzione entro l’11 marzo 2026, il tribunale dovrà sancire la fine della sua storia, avviando un’asta per vendere i suoi beni.
Una storia iniziata l’11 luglio 1920, quando Giacomo Molari, insieme a dieci amici meccanici, decise di costituire a Cesena una cooperativa denominata Cim (Costruzioni Industriali Meccaniche - Cooperativa Operai Metallurgici), che inizialmente produceva carpenteria metallica per conto delle Ferrovie dello Stato. Sette anni dopo la società assunse il nome di Sacim (Società Anonima Costruzioni Industriali Meccaniche). La svolta arrivò nel 1936, quando l'azienda iniziò la produzione di cisterne per l'Esercito Italiano, specializzazione che avrebbe caratterizzato tutta la sua storia successiva. Durante la Seconda Guerra Mondiale, lo stabilimento di Viale Oberdan a Cesena fu quasi completamente distrutto dai bombardamenti, ma venne immediatamente ricostruito grazie alla determinazione dei soci fondatori.
La ricostruzione e il boom economico favorì una rapida crescita della Sacim, che nel 1947 si trasformò in Srl. Nel 1955 la produzione venne trasferito in un nuovo stabilimento in Via Carlo Cattaneo a Cesena, che si ampliò progressivamente fino a occupare 33mila metri quadri di superficie totale, di cui 11mila coperti. Questa sede storica è oggi oggetto di un progetto di riqualificazione urbana. Nei decenni successivi la Sacim crebbe anche in ambito internazionale e sviluppò un’ampia gamma di autocisterne specializzate per il trasporto di prodotti vari. Poi sopraggiunse la crisi finanziaria.
In Italia restano altre imprese specializzate nella produzione di autocisterne, tra cui spiccano Sarti Cisterne, Tmt International ed Ecodinamica Service. Operano in un settore che richiede un’elevata competenza e continui investimenti in ricerca, sviluppo e aggiornamento tecnologico. Resta l’amarezza di poter assistere alla scomparsa di un altro protagonista della storia italiana del veicolo industriale, dopo che altri marchi o hanno chiuso o sono passati a realtà straniere.

































































