Lo sciopero dei portuali del terminal gestito a Hong Kong dalla HIT è iniziato giovedì 28 marzo e finora sta proseguendo ad oltranza, dopo che i tre sindacati HKSTLSA, UHDK e HKDPIU hanno inviato al dialogo la società terminalista e quelle che gestiscono il lavoro in subappalto. Le sigle sindacali chiedono un aumento delle paghe del venti percento, per compensare i tagli effettuati negli anni scorsi, mentre i datori offrono il cinque percento. Inoltre, chiedono maggiore sicurezza e migliori condizioni sanitarie. Mediamente, un operatore di gru riceve circa 2200 dollari al mese, lavorando interrottamente dodici ore al giorno, senza poter lasciare la cabina. E questa è la funzione meglio retribuita, perché altre mansioni hanno una paga di circa sette dollari l'ora.
Gli scioperanti stanno presidiando gli ingressi al terminal, accampandosi davanti agli ingressi e sulle strade che portano alle strutture e la movimentazione dei container in ingresso e uscita dalle banchina è notevolmente ridotta. Secondo alcune stime, lo sciopero costerebbe a HIT oltre 600mila dollari al giorno. La multinazionale sta cercando di tenersi fuori dalla vertenza, affermando che gli scioperanti non sono suoi dipendenti diretti, bensì lavorano per imprese in subappalto. Ma nello stesso tempo, secondo quanto afferma l'organizzazione internazionale ITF, la società avrebbe ottenuto il 1° aprile dal Tribunale un'ingiunzione per impedire agli scioperanti di protestare all'interno del perimetro del terminal.
Intanto, le navi si stanno affollando in rada e le compagnie stanno valutando l'ipotesi di dirottarle in porti cinesi, oppure utilizzare la strada per le connessioni con il resto della Cina. Infatti, le portacontainer che devono scaricare nei terminal di HTI hanno accumulato un ritardo di sessanta ore, aumentando i costi degli armatori e creando forti ritardi all'intera catena logistica. Evergreen, per esempio, ha già dirottato due navi feeder a Shekou e Khaosiung. Una situazione che può compromettere l'intero anno del porto asiatico, che oggi è il terzo nella classifica mondiale degli scali container grazie alla sua efficienza ed all'elevato numero di rotte con l'Europa, gli Stati Uniti ed il resto dell'Asia.
Questo è il primo grande sciopero dei portuali a Hong Kong, dove i sindacati non sono particolarmente forti. Negli scorsi anni, le attività dello scalo sono state rallentate solo da scioperi degli autotrasportatori. L'ultimo fermo nelle banchine si registra negli anni Sessanta, quando Hong Kong era ancora una colonia britannica e fu un evento soprattutto politico, che si svolse nell'ambito della Rivoluzione Culturale cinese.
La protesta dei portuali sta ricevendo la solidarietà di altri sindacati di Hong Kong e della federazione degli studenti, ma soprattutto quella della confederazione internazionale dei sindacati dei trasporti ITF, che oggi ha diffuso una nota con la quale invita la HTI a sospendere le pressioni, che comporterebbero anche l'uso di personale esterno al posto degli scioperanti, nei confronti dei sindacati locali e d'impegnarsi per una soluzione della vertenza, anche nei confronti delle imprese in subappalto. "Questa vertenza è giunta in una fase critica", commenta Paddy Crumlin, presidente della ITF. "I lavoratori di Hong Kong hanno il sostegno di oltre quattro milioni e mezzo di portuali di tutto il mondo, che stanno seguendo da vicino l'evolversi della situazione".
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