Sabato 13 settembre 2014, il presidente del porto di Genova, Luigi Merlo, ha esordito come "legislatore indipendente", dopo l'uscita dello scalo ligure da Assoporti. E lo ha fatto in un evento significativo dal punto di vista politico, ossia la festa dell'Unità del capoluogo ligure, illustrando i provvedimenti sullo sviluppo degli scali che ha già inviato al ministro dei Trasporti, Maurizio Lupi. Merlo ha precisato che questo intervento avviene "con spirito esclusivamente collaborativo e con la speranza tali proposte che possano essere valutate e accolte positivamente". In concreto, le proposte di Merlo prevedono alcune importanti modifiche alla Legge 84/94 che non comporterebbero costi per lo Stato.
"In attesa di una radicale riforma del settore portuale, che ritengo comunque necessaria per essere in sintonia con gli indirizzi comunitari e per poter affrontare la competizione globale, ritengo non più rinviabile affrontare alcune questioni che riguardano soprattutto la possibilità dei principali porti italiani di accogliere le grandi navi da 18mila teu e garantire sia minori procedure burocratiche, sia risposte più veloci agli operatori", precisa Merlo. "Alcune di queste proposte sono inedite, altre riprendono indicazioni ed esigenze manifestate da diverse categorie e già al vaglio del Parlamento".
Il pacchetto Merlo affronta anche il delicato tema delle Autorità Portuali, dopo che la loro riduzione è stata eliminata dal Decreto Sblocca Italia. Più che un'imposizione, il presidente del porto di Genova propone un modello di collaborazione su base volontaria, che avverrebbe attraverso programmi coordinati delle attività che durino almeno cinque anni e che prevedano l'integrazione dei piani regolatori, l'adozione di piani operativi triennali e di un programma comune d'investimenti e la regolamentazione unitaria sui servizi portuali. Per incentivare tale cooperazione, Merlo propone che le Autorità Portuali che vi aderiscono possono beneficiare di un punto percentuale in più negli introiti dell'autonomia finanziaria.
Un altro punto del pacchetto riguarda la riduzione della burocrazia, attraverso norme che rendono più semplici le procedure per le opere portuali, che definiscono con maggiore precisione i compiti specifici delle Autorità Portuali e che escludono i loro dipendenti dalle norme contrattuali della Pubblica Amministrazione. Inoltre, il presidente avrebbe maggiori poteri e potrebbe concedere maggiori deleghe al segretario generale e ai dirigenti.
Per agevolare il potenziamento delle infrastrutture ferroviarie interne ai porti, sarebbero accelerate le concessioni fino a quattro anni, mentre i controlli doganali sarebbero resi più veloci assegnando alle Dogane la funzione di coordinamento di tutte le verifiche sulle merci previste all'interno del porto.
Merlo propone anche un cambiamento delle norme sull'organizzazione del lavoro portuale, col fine di trasformare le vecchie Compagnie in "pool di manodopera" e premettendo loro di operare in ambiti demaniali non strettamente connessi alle attività esclusivamente commerciali. Inoltre, propone una norma per migliorare la trasparenza e l'uniformità nazionale delle concessioni di aree portuali e banchine, attraverso un regolamento che deve essere sottoposto all'Autorità dei Trasporti.
Sulla fiscalità, il pacchetto Merlo propone di abolire l'Ici sulle banchine demaniali destinate alle produzioni industriali, alla cantieristica e alle infrastrutture ferroviarie e stradali. La proposta interessa anche l'attività dei piloti, con modifiche sulla loro responsabilità e al Codice della navigazione, uniformando così la normativa italiana con quella dei principali scali europei.
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