Lo sbarco di Friuli Terminal Gate a Cervignano avvenne nel 2007 attraverso l'acquisizione del 60% della piattaforma in joint venture con Cemat ed Eurofer (proprietarie ciascuna del 20% dell'associazione temporanea d'imprese), che in seguito erano uscite dalla gestione. Il canone di concessione era partito da circa 300 mila euro l'anno per salire fino a 660 mila. Dai diretti interessati non giunge alcun commento, anche se è ormai ufficiale l'addio al 31 gennaio del gruppo TO Delta mentre l'interporto di Cervignano è tornato da febbraio 2011in mani pubbliche. La crisi dei traffici ha sicuramente avuto un ruolo determinante sui risultati di questo retroporto, il cui compito era quello di rilanciare i carichi sbarcati al Terminal Molo VII del porto di Trieste e fungere da piattaforma logistica del Friuli Venezia Giulia, grazie alla posizione baricentrica rispetto agli scali di Portonogaro (distante 11 chilometri), Monfalcone (29 chilometri) e Trieste (48 chilometri).
Lo scalo ferroviario si estende su un'area complessiva di quasi un milione di metri quadrati, con piazzali per la movimentazione e l'interscambio ferro-gomma, cui si aggiungono 75 mila metri quadrati di magazzini, aree di manovra, di sosta, tre fasce di binari da 750 metri, officina, aree di servizio (lavaggio mezzi), uffici direzionali e amministrativi, servizi telematici, finanziari, assicurativi e doganali. Cervignano è ora alla ricerca di un nuovo gestore dell'infrastruttura, ma le polemiche sul successore di Friuli Terminal Gate non si sono fatte attendere. Diversi politici locali vogliono scongiurare il rischio che Friulia spiani la strada all'arrivo di nuovi imprenditori tramite l'elargizione di contributi pubblici.
Nicola Capuzzo
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