Yakunin ritiene che la liberalizzazione offrirà un vantaggio competitivo alla ferrovia rispetto al trasporto marittimo di container e rispetto a quello stradale nel caso delle merci deperibili. La decisione giunge in un momento in cui la Russia sta sviluppando i collegamenti terrestri tra Asia ed Europa, ma ha anche avviato un conflitto sull'autotrasporto con l'Unione Europea, che potrebbe portare – salvo ripensamenti – alla rinuncia del regime Tir.
Sempre nel trasporto di container, potrebbe avvenire un'integrazione tra due importanti operatori: Global Ports Investments, infatti, è interessata al controllo della National Container Company, anche se l'operazione (se verrà effettivamente conclusa) dovrebbe ottenere l'approvazione dell'Antitrust russa. Global Ports Investments è la più grande società terminalista della Russia, con una quota di mercato del 30%, mentre la National Container Company è la seconda con il 20%.
La fusione tra le due realtà dovrebbe sviluppare il trasporto marittimo internazionale di container, che oggi in Russia è ancora relativamente ridotto. Infatti, secondo una valutazione di Drewry, nel 2012 i porti russi hanno movimentato cinque milioni di teu, metà dei quali nel solo scalo di San Pietroburgo. A tal fine, il Governo russo ha anche annunciato una serie di semplificazioni delle procedure doganali.
Gli altri importanti operatori nel container sono la compagnia marittima Fesco (che gestisce un terminal container nel porto di Vladivostok) e UCL Port, un conglomerato che opera nei porti, nella logistica e nelle spedizioni. Quest'ultimo ha un terminal container a San Pietroburgo, che mostra forti tassi di crescita.
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