Dopo mesi di tensioni ai massimi livelli, Stati Uniti e Cina hanno raggiunto in Svizzera un'intesa temporanea per allentare il conflitto commerciale che minacciava di compromettere l’equilibrio dell’economia globale. L’accordo, annunciato il 12 maggio 2025 dopo due giorni di colloqui a Ginevra tra delegazioni di alto livello, prevede una drastica riduzione dei dazi reciproci per un periodo di 90 giorni, insieme alla creazione di un nuovo meccanismo permanente di consultazione economica.
Sul piano dei dazi, Washington abbasserà quelli sulle importazioni cinesi dal 145% al 30%, mentre Pechino ridurrà quelli sui beni statunitensi dal 125% al 10%. La sospensione entrerà in vigore il 14 maggio e sarà accompagnata dal blocco di ulteriori misure punitive previste da ordini esecutivi già firmati. Al contempo, la Cina si è impegnata a eliminare una serie di contromisure non tariffarie introdotte nei mesi scorsi. L’obiettivo condiviso è creare le condizioni per una trattativa più ampia, che possa condurre a un’intesa duratura sulle principali criticità aperte.
Il contesto di questo accordo è stato definito da entrambe le parti come costruttivo. Il Segretario al Tesoro statunitense Scott Bessent e il Rappresentante per il Commercio Jamieson Greer hanno guidato la delegazione americana, mentre la controparte cinese era presieduta dal vice primo ministro He Lifeng. Le discussioni, definite “franche e produttive”, hanno prodotto risultati che hanno superato le aspettative degli analisti, i quali stimavano tagli più contenuti. L’impatto sui mercati è stato immediato: le borse di Hong Kong, New York ed Europa hanno segnato rialzi, mentre l’oro e i titoli di Stato americani sono scesi, segno di un ritrovato ottimismo tra gli investitori internazionali.
L’accordo non si limita alla dimensione tariffaria. Tra le novità più rilevanti c’è la creazione di un meccanismo strutturato di dialogo commerciale, articolato in gruppi di lavoro coordinati da He Lifeng, con incontri regolari per affrontare questione ancora aperte, tra cui proprietà intellettuale, tecnologia, manipolazione valutaria e catene di fornitura strategiche. La portata dell’accordo è stata definita da Ngozi Okonjo-Iweala, direttrice dell’Organizzazione Mondiale del Commercio, come “un passo significativo”, auspicando una prosecuzione del dialogo su basi multilaterali.
Le dichiarazioni ufficiali hanno puntato a trasmettere un messaggio di distensione. Il presidente americano Donald Trump ha parlato di “reset totale” nei rapporti con Pechino, mentre il vice primo ministro cinese ha sottolineato che le due delegazioni hanno raggiunto “una serie di consensi importanti”, utili a creare un nuovo equilibrio commerciale. Tuttavia, le dichiarazioni dei portavoce del ministero del Commercio cinese e dei media statali rivelano una postura ancora rigida: l’aspettativa è che gli Stati Uniti abbandonino le “pratiche unilaterali”, lasciando intendere che la pazienza di Pechino ha un limite.
Sul piano geopolitico, l’intesa assume una valenza più ampia. In un contesto di crescente competizione tecnologica e tensioni su Taiwan e il Mar Cinese Meridionale, questo segnale distensivo mira a evitare una frattura irreversibile tra le due maggiori potenze economiche. Il dialogo è stato interpretato anche come un tentativo di ridurre il rischio sistemico globale, soprattutto in un momento in cui le catene logistiche internazionali cercano stabilità e prevedibilità.
La durata limitata dell’accordo e la clausola di revisione dopo 90 giorni rendono tuttavia il quadro ancora incerto. Il presidente Trump ha chiarito che i dazi potrebbero tornare ai livelli precedenti se non sarà raggiunta un’intesa strutturale. In parallelo, si prevede un nuovo ciclo d’incontri ad alto livello, alternati tra Stati Uniti e Cina, con un confronto diretto tra i presidenti Trump e Xi Jinping già ipotizzato per la fine della settimana. Secondo quanto dichiarato da Bessent, la sospensione dei dazi potrebbe essere estesa, a condizione che le trattative proseguano in buona fede.
Le questioni in agenda sono numerose e complesse. Oltre agli squilibri commerciali cronici, saranno oggetto di confronto le politiche industriali di Pechino, la concorrenza sui semiconduttori, il dumping dell’acciaio, la sicurezza delle catene di approvvigionamento e, sorprendentemente, anche il traffico di fentanil. Quest’ultimo tema ha visto la partecipazione di un vice ministro cinese ai colloqui di Ginevra, un segnale considerato “positivo” dagli osservatori americani.