Dopo l’incontro in Svizzera tra le delegazioni statunitense e cinese che ha sancito la tregua di novanta giorni nella guerra commerciale tra i due Paesi, il presidente Trump ha firmato l’ordine presidenziale che stabilisce il regime dei dazi per questo periodo di tempo. Il provvedimento, che entrerà in vigore il 14 maggio 2025, modifica la Harmonized Tariff Schedule of the United States con l’obiettivo d’incentivare un riequilibrio dei rapporti economici tra le due potenze, dopo mesi di tensioni commerciali segnate da reciproche misure punitive.
La decisione affonda le sue radici nel decreto presidenziale del 2 aprile scorso, con cui la Casa Bianca dichiarò uno stato di emergenza nazionale legato agli squilibri persistenti nella bilancia commerciale statunitense. Le Autorità statunitensi avevano attribuito questi squilibri a pratiche di scambio non reciproche e lesive della sicurezza economica nazionale, imponendo dazi aggiuntivi significativi su numerose categorie di beni provenienti dalla Cina. La risposta cinese non si era fatta attendere, con l’annuncio di contromisure tariffarie da parte della Commissione per le Tariffe del Consiglio di Stato, alimentando un’escalation che aveva condotto all’adozione di ulteriori ordinanze correttive nei giorni successivi.
Il nuovo ordine presidenziale rappresenta un’inversione di rotta, almeno temporanea. A partire dalle prime ore del 14 maggio, le merci provenienti dalla Cina, da Hong Kong e da Macao saranno soggette a un dazio aggiuntivo ad valorem del 10%, in luogo delle precedenti aliquote, che avevano raggiunto anche il 34% o, in alcuni casi, il 125%. La sospensione di ventiquattro punti percentuali rispetto ai dazi originariamente imposti sarà valida per un periodo iniziale di novanta giorni, durante il quale si auspica che i negoziati con Pechino possano produrre risultati concreti in materia di riequilibrio commerciale e sicurezza economica.
L’ordinanza prevede anche modifiche puntuali al sistema doganale statunitense, intervenendo su specifiche voci della nomenclatura tariffaria. In particolare, viene ridefinita la descrizione di alcune categorie merceologiche soggette a dazio e vengono abbassate le aliquote previste per le voci colpite dalle misure più severe. La sospensione riguarda anche alcuni codici e note esplicative dell’Htsus, in coerenza con la nuova impostazione.
Un’ulteriore novità riguarda le importazioni di basso valore, quelle fino a 800 dollari in precedenza esonerate col de minimis, già oggetto di attenzione in precedenti provvedimenti. In questo ambito, l’aliquota applicata scende dal 120% al 54%, mentre viene confermato il dazio fisso di 100 dollari per ogni pacco postale contenente tali beni, bloccando l’aumento a 200 dollari che sarebbe dovuto entrare in vigore a giugno.
L’attuazione del provvedimento sarà affidata a una cabina di regia inter-agenzia, composta dai vertici del Dipartimento del Commercio, della Sicurezza Interna, del Tesoro, della diplomazia e del rappresentante per il commercio, che avranno il compito di adattare regolamenti e notifiche per rendere effettiva la sospensione. Gli enti coinvolti potranno intervenire anche mediante sospensioni temporanee di regolamenti o aggiornamenti pubblicati nel Registro Federale.
Per gli operatori del trasporto e della logistica internazionale, la sospensione delle tariffe apre un’opportunità di recupero nel breve termine, soprattutto nei traffici in container da e verso i porti asiatici. Tuttavia, il carattere temporaneo della misura impone cautela: trascorsi i novanta giorni, senza progressi tangibili nelle trattative bilaterali, lo scenario potrebbe tornare rapidamente a irrigidirsi.