Il 22 aprile 2025 sono aumentati i titoli azionari delle imprese cinesi legate al commercio transfrontaliero e all’elaborazione dei pagamenti. A trainare la crescita è stato l’annuncio del Governo cinese di potenziare il programma pilota delle zone franche, strategia con cui Pechino intende rispondere ai dazi imposti dagli Stati Uniti, stimolando al contempo la crescita interna attraverso il rafforzamento dell’economia dei servizi e del commercio digitale.
L’iniziativa, riportata dall’agenzia Xinhua, prevede una serie di interventi per rendere le zone franche cinesi ancora più dinamiche. Tra le misure previste, ci sono il supporto alle aziende biofarmaceutiche per l’importazione di materiali destinati alla ricerca e sviluppo e l’autorizzazione per imprese qualificate a offrire servizi di post-produzione cinematografica. Si tratta di un’apertura che punta ad attrarre investimenti in comparti ad alto valore aggiunto, ampliando l’orizzonte del commercio tradizionale.
Le ricadute sui mercati non si sono fatte attendere anche sulle società di logistica. Le azioni di Cts International Logistics hanno raggiunto il limite massimo giornaliero di incremento alla Borsa di Shanghai, mentre China Master Logistics ha guadagnato l’8,6%. Le prestazioni positive testimoniano l’interesse degli investitori verso un comparto che si candida a giocare un ruolo centrale nel nuovo corso economico delineato da Pechino.
Sul versante statunitense, il presidente Trump ha rallentato sui dazi alla Cina, dichiarando il 22 aprile che un accordo con Pechino potrebbe ridurli in modo significativo. La dichiarazione è avvenuta dopo un incontro con i vertici delle principali catene di vendita al dettaglio, come Walmart, Home Depot e Target. Il 23 aprile, Trump ha detto ai giornalisti che raggiungerà un accordo equo con la Cina, senza però precisarne i contorni. Indiscrezioni riportate dal Wall Street Journal rivelano una proposta che vede i dazi scendere tra il 50% e il 65% gradualmente nel corso di cinque anni. Però non c’è ancora un calendario dei colloqui.
Intanto la compagnia aerea indiana Air India – controllata dal Gruppo Tata - vorrebbe rilevare gli aerei Boeing rifiutati nei giorni scorsi dalle compagnie cinesi,come risposta ai dazi statunitensi. Lo afferma Bloomberg, citando fonti che intendono restare anonime. La stessa agenzia riferisce che anche Malaysia Aviation Group sarebbe interessata ai Boeing ordinati dai cinesi.