Il primo grave incidente navale avvenuto nel Golfo Persico dopo l’inizio della guerra tra Israele e Iran è accaduto il 17 giugno 2025 al largo di Fujairah, vicino allo Stretto di Hormuz, dove il 17 giugno 2025 due petroliere, la Front Eagle e Adalynn, si sono scontrate. Pur essendo uno spazio relativamente limitato, questa collisione è un evento molto raro e sorge il sospetto che i sistemi di navigazione satellitare delle due navi abbiano subito interferenze legate alla guerra. Infatti, ridurre, eliminare o manipolare i segnali satellitari è una delle tecniche dei moderni conflitti, usata anche in quello tra Russia e Ucraina, che sta causando problemi al trasporto terrestre, aereo e marittimo nella regione dell’Europa centro-settentrionale (leggi l’articolo di TrasportoEuropa).
L’incidente è avvenuto alle 01.14 ora di Dubai del 17 giugno 2025, quando la Very Large Crude Carrier Front Eagle di bandiera liberiana si è scontrata con l'Adalynn, una Suezmax di bandiera Antigua e Barbuda (sospettata di essere una nave della “flotta ombra” russa). La Front Eagle trasportava circa 2 milioni di tonnellate di petrolio greggio iracheno diretto al porto di Zhoushan in Cina, mentre l'Adalynn viaggiava vuota verso il Canale di Suez in Egitto. Secondo i dati di tracciamento marittimo di TankerTrackers.com, la Front Eagle stava procedendo verso sud a una velocità di 13,1 nodi quando ha effettuato una virata improvvisa a dritta, provocando la collisione con la poppa sinistra dell'Adalynn, che procedeva a sud-est a 4,8 nodi. L'impatto ha causato immediati incendi su entrambe le imbarcazioni, con l'Adalynn che ha subito i danni più gravi, risultando completamente avvolta dalle fiamme.
La Guardia Costiera degli Emirati Arabi Uniti ha reagito all'emergenza, evacuando tutti i 24 membri dell'equipaggio dell'Adalynn e trasportandoli in sicurezza al porto di Khor Fakkan. L'equipaggio della Front Eagle è rimasto a bordo ed è riuscito a spegnere l'incendio sul ponte della propria nave, mentre la Front Eagle ha temporaneamente dichiarato lo status di "not under command" a causa dell'incendio. Le Autorità hanno confermato che non ci sono state vittime e che finora non sono stati rilevati segni di inquinamento ambientale. Tuttavia, i dati satellitari della Nasa Firms hanno registrato anomalie termiche con potenza radiativa di 6,5 MW e 7,78 MW, indicando incendi di notevole intensità su entrambe le imbarcazioni.
I sospetti che le due navi siano capitate in un contesto di guerra elettronica sono piuttosto fondati. Innanzitutto si sa che l’Iran ha le capacità tecniche di farlo, avendo sistemi avanzati di guerra elettronica, che comprendono il Cobra V8, capace di disturbare aerei da ricognizione fino a 250 chilometri di distanza, e complessi di guerra elettronica situati presso Bandar Abbas e l'isola di Abu Musa. Questi sistemi hanno dimostrato la capacità di interferire simultaneamente con Gps, Ais (Automatic Identification System) e comunicazioni Vhf, creando un ambiente operativo estremamente pericoloso per la navigazione commerciale.
Il Joint Maritime Information Centre, parte delle Combined Maritime Forces guidate dagli Stati Uniti, ha documentato casi di "extreme jamming" emananti dal porto iraniano di Bandar Abbas. Le analisi hanno rivelato pattern circolari ricorrenti di spoofing Gps e uno degli esempi più drammatici è stato quello della Front Tyne, nave gemella della Front Eagle, che il 17 giugno è apparsa sui sistemi Ais come situata in campi di barbabietola da zucchero nella Russia rurale, mentre in realtà navigava nel Golfo tra Iran ed Emirati Arabi Uniti. Secondo Ami Daniel, Ceo di Windward Analytics, "tipicamente non c'è jamming nello Stretto di Hormuz, ma ora è prevalente. Il culmine di questa situazione porta a rischi aumentati. È un'area volatile e se non riesci a geo-localizzare accuratamente, la probabilità di un incidente aumenta".
La stessa Windward Analytics ha identificato che più di 900 navi hanno subito significative interferenze ai segnali di navigazione dal 12 al 15 giugno 2025, con la Front Eagle che ha sperimentato "jamming Gps e Ais persistente" durante il suo transito dall'Iraq attraverso il Golfo Arabico. Restando su questa petroliera, i dati di Kpler mostrano che la Front Eagle ha mostrato spostamenti anomali di diversi chilometri nel sistema di posizionamento marittimo il giorno precedente l'incidente e Sal Mercogliano, storico marittimo della Campbell University, ha osservato che "il disturbo Gps ha probabilmente influenzato il funzionamento del pilota automatico".
A sei giorni dall’inizio del conflitto tra Israele e Iran sono già apparse le conseguenze sulla navigazione nello Stretto di Hormuz. Il 9 giugno vi sono transitate 147 navi, numero progressivamente sceso a 100 unità il 17 giugno. Frontline, la più grande compagnia di petroliere quotata in Borsa, ha riferito al Financial Times di aver rifiutato nuovi contratti per navigare nel Golfo attraverso lo Stretto di Hormuz dopo l'inizio del conflitto Iran-Israele. Jakob Larsen, responsabile sicurezza del Baltic and International Maritime Council, ha confermato che "sempre più armatori esercitano cautela extra e scelgono di stare lontani dal Mar Rosso e dal Golfo Persico".
In queste circostanze, le prime ad adeguarsi sono le assicurazioni. Secondo il giornale The Indian Express, i premi assicurativi in India per il trasporto marittimo sarebbero aumentati del 15-30%, con gli assicuratori che ora applicano un costo aggiuntivo dello 0,10-0,15% del valore del carico per coprire i rischi di guerra. S&P Global Commodity aggiunge che i premi assicurativi Hull & Machinery sono aumentati a circa 0,05% del valore H&M per un transito di sette giorni attraverso il Golfo Persico. Stanno aumentando anche i costi del noleggio delle petroliere. Secondo la statunitense Cnbc, quelli per i viaggi dalla regione del Golfo Medio Orientale alla Cina sono aumentati del 24% venerdì 14 giugno, raggiungendo 1,67 dollari per barile, il maggiore aumento giornaliero dell'anno.
Ovviamente ciò sta spingendo verso l’alto il prezzo del petrolio, nonostante l’abbondanza di offerta registrata negli ultimi mesi. L’andamento dal 12 al 18 giugno è caratterizzato da un’elevata volatilità con aumenti complessivi dell'11,7% per il Wti e del 10,9% per il Brent. La settimana ha visto il Wti salire da 67,14 dollari per barile a 74,98 dollari, mentre il Brent è passato da 68,76 a 76,25 dollari per barile. Il punto di svolta è avvenuto il 13 giugno, con un aumento del 9% per il Wti e del 7,9% per il Brent, segnando il maggiore aumento giornaliero per entrambi i benchmark dal marzo 2022, quando la Russia aveva avviato l'invasione dell'Ucraina.