La sempre più veloce espansione dell’intelligenza artificiale nella logistica interessa anche quella che serve il commercio elettronico. Per valutare quale sia oggi e in prospettiva, la School of Management del Politecnico di Milano, con il supporto di Amazon, ha indagato l’impatto concreto delle tecnologie basate sull’IA nei processi di previsione della domanda e nella gestione dell’inventario.
Attraverso l’analisi di casi reali e interviste a imprese che operano nella catena di fornitura del commercio online, lo studio ha fatto messo in evidenza che l’adozione dell’intelligenza artificiale consente di aumentare sensibilmente l’efficienza operativa, migliorare la qualità del servizio al cliente, ridurre gli sprechi e allo stesso tempo valorizzare le competenze delle persone.
La ricerca mostra che le aziende che hanno introdotto soluzioni predittive e algoritmi intelligenti hanno ottenuto incrementi nell’accuratezza delle previsioni, con un miglioramento che va dal 5 al 10 percento nelle realtà già digitalmente mature, e che può toccare punte del 95 percento in quelle meno strutturate. Ciò si traduce in una gestione più precisa delle scorte, una drastica riduzione dei casi di stock-out e una maggiore disponibilità di prodotti a catalogo. Sul piano operativo, si è registrato anche un miglioramento nella gestione degli degli spazi: circa il 40 percento delle aziende ha dichiarato di aver recuperato fino a un quinto della superficie di magazzino, e in alcuni casi l’adozione dell’IA ha permesso di mantenere invariata la capacità operativa pur riducendo della metà la superficie utilizzata.
Anche il trasporto beneficia dei modelli predittivi. Il tasso medio di saturazione dei mezzi è salito dal precedente 85 al 95 percento, con una conseguente riduzione del 30 percento nel numero totale di viaggi. Ciò si accompagna a una sensibile diminuzione degli sprechi: metà delle aziende intervistate ha dichiarato di aver ridotto del 50 percento le inefficienze logistiche, e circa il 70 percento ha eliminato gran parte dei viaggi urgenti. In parallelo, l’esperienza del cliente è migliorata: l’85 percento delle imprese coinvolte nello studio ha rilevato un impatto positivo sul livello di servizio, mentre il 60 percento ha potuto aumentare la disponibilità a stock e il 40 percento ha ampliato l’offerta di prodotti.
L’effetto dell’intelligenza artificiale non si limita agli aspetti tecnici. Uno dei risultati più rilevanti della ricerca riguarda la dimensione umana. L’introduzione dell’IA non ha generato esuberi, ma ha spinto le aziende a ripensare i ruoli e a valorizzare nuove competenze. L’80 percento delle imprese ha riassegnato personale ad attività di maggior valore, e il 40 percento ha già avviato percorsi di aggiornamento professionale orientati al digitale. Emergono così nuove figure professionali, come analisti di dati, pianificatori predittivi e tecnici specializzati nella manutenzione di sistemi robotici. Inoltre, l’integrazione dei dati lungo l’intera catena logistica ha permesso a quasi tutte le aziende di ottenere maggiore visibilità dei flussi e di favorire una collaborazione più efficace tra le diverse funzioni aziendali.
Lo studio del Politecnico offre anche una serie d’indicazioni operative. Alle imprese si consiglia d’introdurre l’intelligenza artificiale con progetti pilota focalizzati sulla previsione della domanda e sulla gestione delle scorte, d'investire in percorsi strutturati di riqualificazione delle competenze e di integrare metriche di sostenibilità nei propri sistemi di monitoraggio. Alle istituzioni, invece, viene proposto di incentivare fiscalmente l’adozione di tecnologie verdi basate su IA, di rafforzare i percorsi di formazione tecnica e universitaria su temi legati all’analisi dei dati e alla logistica intelligente e di promuovere partenariati tra pubblico e privato. Infine, per i lavoratori, il messaggio è chiaro: il futuro richiederà competenze digitali sempre più avanzate e sarà fondamentale investire nella propria crescita professionale, anche attraverso programmi di formazione co-finanziati dalle aziende.
In questo contesto la ricerca porta il caso di Amazon, che ha accompagnato la propria trasformazione tecnologica con un investimento sul capitale umano. Dal 2010, l’azienda ha investito oltre 20 miliardi di euro in Italia, di cui quattro miliardi solo nel 2023, creando più di 19mila posti di lavoro a tempo indeterminato. Il programma Career Choice, che copre fino al 95 percento delle spese per corsi di formazione (fino a un massimo di 8mila euro), è stato adottato da un numero crescente di dipendenti per accedere a nuove opportunità professionali.
Nel solo 2025, Amazon ha investito altri 700 milioni di euro per l’automazione e l’intelligenza artificiale nei depositi di smistamento dell’ultimo miglio, portando a 1,4 miliardi il totale degli investimenti in due anni. Dal 2019, sono state introdotte più di 550 nuove tecnologie nei centri logistici europei, migliorando oltre 60 tipologie diverse di mansioni. Solo in Italia, nel comparto dell’ultimo miglio, sono stati formati 20mila addetti e il numero dei tecnici specializzati in manutenzione robotica è cresciuto del 50 percento in due anni.