I furti e le rapine ai danni del trasporto merci in Italia hanno subito nel 2023 un’impennata: secondo le rilevazioni del TT Club, nel 2023 le denunce sono salite a quattro volte il livello di due anni prima, segno di organizzazioni sempre più strutturate e orientate a colpire beni di alto valore. Il primato spetta ai prodotti alimentari e bevande, seguiti da abbigliamento di lusso e farmaceutici, quest’ultimi rivenduti nei mercati paralleli europei.
La mappa della minaccia converge sulla Lombardia: l’area di Milano, attraversata dalle autostrade A1, A4, A50 e A64, concentra i magazzini a più alta densità e i colpi più violenti, spesso con blocchi stradali orchestrati da gruppi che utilizzano veicoli rubati e spargono chiodi a tre punte per ritardare i soccorsi. Non sorprende che qui si registra il picco di dirottamenti di camion e assalti a depositi, con talpe compiacenti e finte pattuglie di Polizia a fare da apripista.
Il nodo strutturale resta la sosta obbligata dei veicoli industriali. Le statistiche indicano che quasi un terzo (il 315) dei furti avviene a camion parcheggiati lungo strade o piazzali industriali, in un contesto in cui esiste un solo sito certificato Tapa sull’intero territorio nazionale e un posto protetto ogni 289 camion in circolazione. L’obbligo di fermarsi 45 minuti ogni quattro ore e mezza crea situazioni prevedibili di sosta: un’occasione d’oro per i criminali.
Alla lacuna infrastrutturale si aggiunge la svolta tecnologica del crimine, che ha usato anche droni leggeri sotto i 250 grammi, esclusi dagli obblighi di registrazione. I velivoli sorvolano hub e aeroporti mappando varchi, videocamere e container; di qui la necessità di sistemi RF detector e jamming selettivo, già adottati da alcuni operatori logistici. Ma il rapporto mette in evidenza anche l’aumento dei fenomeni avvenuti con frodi documentali.
Falsi trasportatori si presentano con bolle di consegna impeccabili, si costruiscono una reputazione usando piccole spedizioni pagate regolarmente e poi spariscono con carichi di valore, sfruttando domini e Iban modificati di una sola lettera. Parallelamente, la Camorra mantiene un ruolo di regia, utilizzando società di autotrasporto di facciata per infiltrare la filiera, riciclare proventi e reclutare conducenti disposti a fornire informazioni dall’interno.
Sul fronte delle contromisure, gli esperti indicano tre priorità. Primo, spingere sulla rete di aree di sosta certificate lungo i corridoi Ten-T, sfruttando i fondi UE che premiano gli standard Sstpa e i requisiti Tapa, nonché un dialogo più serrato con le comunità spesso ostili a nuovi parcheggi. Secondo, elevare la due-diligence: blocco informatico immediato a ogni variazione anomala nei dati del vettore, verifica su registri ufficiali e rifiuto di offerte “troppo vantaggiose”. Terzo, adottare tecnologia di bordo e sensori intelligenti – sigilli elettronici, tracker antijammer, radar RF – affiancati da piani di formazione che insegnino ad autisti e addetti a riconoscere pattuglie fasulle, chiodi sulla carreggiata e email sospette.
Il rapporto si chiude con un monito: senza un salto di qualità nella sicurezza fisica e digitale, il Paese rischia di diventare il colabrodo della logistica europea. Le organizzazioni criminali, concludono gli autori, sono agili quanto le migliori start-up: se non troveranno resistenza fra parcheggi protetti, procedure antifrode e barriere hi-tech, continueranno ad alzare la posta.