Dopo quasi quattro anni dalla morte di Yaya Yafa, il 22enne della Guinea Bissau deceduto durante il suo terzo giorno di lavoro all'interporto di Bologna nell'ottobre 2021,il giudice per l’udienza preliminare ha disposto cinque rinvii a giudizio, due patteggiamenti e un non luogo a procedere. Il processo inizierà nell'aprile 2026, mentre la famiglia, costituitasi parte civile insieme con i sindacati, attende ancora un risarcimento. La vicenda ha portato a importanti iniziative sulla sicurezza nella logistica, inclusa la recente creazione di una scuola di formazione dedicata presso l'interporto bolognese.
Yaya Yafa, 22 anni, originario della Guinea Bissau e residente a Ferrara, perse la vita la notte del 21 ottobre 2021 all’interporto. L'incidente avvenne intorno all'una di notte, durante le operazioni di carico e scarico merci presso il magazzino del corriere Sda Express Courier nel blocco 13.4 dell'Interporto. Il giovane rimase schiacciato tra una ribalta del magazzino e un veicolo industriale parcheggiato a ridosso della stessa, riportando lo sfondamento del torace e morendo sul colpo.
Secondo le ricostruzioni, Yafa si trovava sul camion quando percepì il veicolo muoversi. Probabilmente ignaro del pericolo, si sporse con la testa fuori dal portellone e rimase schiacciato tra il rimorchio e il montante della baia per circa sette minuti. Un video agli atti del processo ha documentato questa tragica agonia.
Un elemento importante della vicenda è la precarietà della posizione lavorativa di Yaya Yafa. Il giovane era stato assunto come lavoratore interinale attraverso l'agenzia InOpera e si trovava solamente al suo terzo giorno di impiego presso la cooperativa Dedalog, che gestiva in appalto il magazzino per conto di Sda. Il contratto era di somministrazione d'opera e aveva una durata di appena una settimana. Prima di questo impiego, Yafa aveva lavorato anche come bracciante.
Il 9 maggio 2025, l'udienza preliminare davanti al giudice per l'udienza preliminare di Bologna, Andrea Salvatore Romito, si è conclusa con esiti differenziati per gli otto imputati nel procedimento. La Procura, attraverso la pubblica ministera Michela Guidi, aveva chiesto il rinvio a giudizio per tutti gli indagati con l'accusa di omicidio colposo. I due patteggiamenti riguardano gli autisti della Transporter Logistic, tra cui quello che guidava il camion coinvolto nell'incidente, che hanno accettato una condanna a un anno con pena sospesa. Il non luogo a procedere è stato invece disposto per il dirigente di Sennder Italia, azienda che affidava a terzi vettori i servizi di trasporto.
Le cinque persone rinviate a giudizio sono il responsabile delle operazioni hub Interporto di Bologna, blocco 13.4 di Sda, il datore di lavoro di Yaya Yafa e presidente del Cda della cooperativa Dedalog, il responsabile del magazzino e preposto per la Dedalog, un dirigente di Sennder Italia e il legale rappresentante della Transporter Logistic.
Le indagini, durate quasi due anni, hanno dovuto ricostruire una complessa catena di appalti e subappalti. Al datore di lavoro della vittima l'accusa contesta una serie di omissioni, soprattutto in termini di formazione sulla sicurezza, che avrebbe commesso "nell'interesse esclusivo dell'ente atteso il risparmio di spesa per l'omessa formazione" del giovane dipendente.
Al delegato alla sicurezza di Dedalog viene contestato di aver omesso di indicare nel documento di valutazione dei rischi le misure adeguate per eliminare o ridurre il rischio d’investimento o schiacciamento durante le operazioni in banchina. Al responsabile del magazzino si rimprovera invece di non aver vigilato sulle corrette procedure di carico e scarico merci dai mezzi pesanti. L'accusa ritiene che queste mancanze fossero finalizzate a ottenere risparmi di spesa.
I familiari di Yaya Yafa - il padre, il figlio e il fratellastro - si sono costituiti parti civili nel processo, rappresentati dall'avvocato Riccardo Caniato. A quasi quattro anni dalla tragedia, come ha dichiarato al resto del Carlino il legale, i congiunti della vittima non hanno ancora ricevuto "un solo euro di risarcimento". Oltre ai familiari, si sono costituiti parti civili anche i sindacati SiCobas e Cgil di Bologna, nonché l'Anmil (Associazione nazionale fra lavoratori mutilati e invalidi del lavoro). La richiesta di costituzione di parte civile avanzata dalla Città metropolitana di Bologna è stata invece rigettata.
La tragedia di Yaya Yafa ha portato alla creazione della "Carta Metropolitana per la logistica etica", un documento che richiama l'urgenza di misure concrete per la sicurezza dei lavoratori. Nel 2024, è stato firmato un nuovo Protocollo di sito che mette al centro sicurezza, qualità del lavoro e welfare aziendale per i lavoratori dell'Interporto, molti dei quali immigrati e a basso reddito. Nel 2025, all'interporto di Bologna è nato il primo centro in Italia dedicato alla formazione sulla salute e sicurezza sul lavoro nel campo della logistica, la School sulla Sicurezza di Interporto Bologna, gestita da Ial Emilia Romagna.