La mattina di mercoledì 22 gennaio 2025, i finanzieri del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Parma hanno eseguito un'importante operazione giudiziaria che ha portato all'arresto di cinque persone e all'adozione di misure cautelari personali, emesse dal Giudice per le Indagini Preliminari del Tribunale di Parma. L'intervento, coordinato dalla Procura locale, rientra in un'inchiesta che ha l’obiettivo smantellare un'organizzazione dedita alla frode fiscale nel settore del commercio dei pallet.
Le indagini hanno rivelato un sistema complesso e ramificato, fondato sull'uso di fatture false per giustificare operazioni inesistenti. Attraverso una rete di società filtro e cartiere, l'organizzazione avrebbe generato un giro d'affari illecito stimato in circa 20 milioni di euro, causando un danno all'erario di oltre 4,6 milioni di euro. Questa operazione segue un decreto di sequestro preventivo eseguito nel novembre del 2024, che ha colpito beni e disponibilità finanziarie per un valore corrispondente al profitto dei reati tributari contestati.
Il meccanismo illecito individuato dagli investigatori vede al centro una società capofila con sede in provincia di Parma, che operava su due fronti. Da un lato, si svolgeva un'attività commerciale lecita basata sull'acquisto regolare di pallet usati da fornitori legittimi, destinati a un ciclo industriale di recupero e reimmissione sul mercato. Dall'altro, il gruppo si approvvigionava di pedane tramite una rete di centri di raccolta gestiti da società filtro, formalmente intestate a prestanome, dove i bancali venivano acquistati in nero dagli autotrasportatori e pagati in contanti.
Gli impianti di raccolta - situati soprattutto in Emilia Romagna, Lombardia e Veneto – erano al centro della frode. Pur con l'avvicendamento periodico delle società filtro, questi punti fisici di raccolta rimanevano operativi, continuando a sfruttare una rete consolidata di fornitori e clienti. La frode si completava con il ricorso a società cartiere, create al solo scopo di emettere fatture false per simulare la regolarità delle operazioni. Tali documenti erano indispensabili per giustificare l'origine dei pallet venduti alla società capofila e per evadere l'Iva sfruttando il regime del reverse charge previsto per il settore.
Le misure cautelari comprendono la custodia cautelare in carcere per un soggetto residente in provincia di Parma, gli arresti domiciliari per tre persone residenti nelle province di Parma, Forlì-Cesena e Verona, e l'obbligo di firma per un quinto individuo residente in provincia di Pordenone. Questi provvedimenti sono stati adottati dopo gli interrogatori preventivi condotti dal Gip, che ha ritenuto sussistenti le esigenze cautelari per prevenire la reiterazione dei reati.